Roberto Civitarese, mental coach che dal 2008 mette a disposizione le proprie conoscenze per aiutare gli atleti a rendere al meglio in campo, ha rilasciato alcune dichiarazioni in esclusiva ad IamNaples.it:
Quanto è difficile per un calciatore professionista allenarsi e gestirsi in questo periodo di pausa forzata?
”Abbastanza complicato. Il calciatore si trova davanti a due cambiamenti della propria vita quotidiana: il primo è la mancanza degli allenamenti e il secondo cambiamento è l’isolamento in casa. Il cambiamento di per sè è complicato da gestire, perché si entra in una nuova dimensione. Anche il cambiamento positivo, se non affrontato nella giusta ottica, può portare ad alcune avversità”.
Le società come si devono comportare per aiutare i propri tesserati?
”Dare delle schede di allenamento da praticare in casa. Chi compila le schede dovrebbe utilizzare un po’ di fantasia nel farlo, perché si aiuterebbe dal punto di vista mentale il calciatore. Bisogna creare delle situazioni ‘divertenti’ che facciano alleggerire l’allenamento in casa. Le società si dovrebbero attrezzare per fornire un apporto di allenamento mentale ai propri calciatori. Bisogna far sì che il calciatore abbia sempre la mente attiva, facendolo lavorare in positivo, soprattutto in questo momento. Le società potrebbero supportare il calciatore tenendo vivo l’aspetto mentale”.
La questione ”taglio dello stipendio” quanto può incieire nell’aspetto mentale di ogni singolo calciatore?
”Sicuramente, comporta una reazione negativa per il calciatore. Mi sento di suggerire di abituarci ad affrontare le problematiche, di qualsiasi natura, con l’obiettivo di superarle in positivo. Ovvero, non bisogna crearsi un castello di problemi e non bisogna dedicare del tempo per una cosa che è ancora un’ipotesi e non è ancora una realtà. Bisogna affrontare e superare le problematiche nel momento in cui si presentano, altrimenti andresti a creare tanta energia negativa. Non bisogna fasciarsi la testa prima di romperserla, come dice il proverbio”.
Dal suo punto di vista professionale, questa stagione andrebbe conclusa adesso o bisogna fare di tutto per portarla a termine? E cosa comporta al calciatore tutta questa incertezza?
”Una volta aver superato la crisi, poi si può fare un’analisi sulle tempistiche per portare a termine il campionato. E’ evidente che se si dovesse slittare la conclusione del campionato ad agosto/settembre, bisognerà rimodulare la formazione della stagione 2020/21. Ritengo importante che non si cambino le regole del gioco in corsa. Play-off? Sarebbero destabilizzanti per tutti gli addetti ai lavori, perché genera il dubbio di come vengono riscritte queste nuove regole. Sarebbero uno shock, perché mi alleno ma non so cosa succederà domani. Andresti a cambiare tutti gli equilibri”.
De Laurentiis è uno dei fautori dell’ipotesi di portare a termine ad ogni costo la stagione e più volte ha stabilito una data di ripresa degli allenamenti, che poi ha dovuto annullare. Cosa comporta ai calciatori del Napoli questa gestione e se peggiora ulteriormente il rapporto tra società e giocatori?
”Non è una situazione ottimale, perché sono decisioni prese in controtendenza di come sta andando il mondo. Se i giocatori andassero ad allenarsi in questo periodo, lo farebbero con tanta paura e le preoccupazioni comportano una maggiore facilità ad infortunarsi. La paura porta ad una contrazione del muscolo che, irrigidendosi, diventa più soggetto agli infortuni. Peggiora il rapporto società-calciatori? Sicuramente, perché viene vista come un’imposizione che nega tutta la crisi che si sta vivendo. L’aspetto mentale e motivazionale ancora viene preso sottogamba. Si continua a pensare che il calciatore sia una macchina, ma non è così. L’aspetto motivazionale è fondamentale per il raggiungimento di un obiettivo. Bisogna pensare prima all’equilibrio psico-fisico del calciatore e poi all’aspetto tecnico”.
L’ostentazione di far giocare delle partite a porte chiuse, tra cui Juventus-Inter, è stato un errore gravissimo?
”E’ stata una follia farle giocare, perché non si è tenuto conto dell’emergenza e perché ci si dimentica che il pubblico è un aspetto fondamentale di questo sport e la sua presenza o meno pesa sull’andamento di una gara”.
Sarebbe una follia concludere il campionato o iniziare il prossimo a porte chiuse?
”Concludere un campionato a porte chiuse lo si farebbe solo per portarlo a termine, ma sarebbe un campionato falsato. Il risultato finale sarebbe bugiardo per il discorso della mancanza del pubblico che ho detto prima. Ovviamente anche il campionato prossimo sarà falsato se si dovesse iniziare a porte chiuse. Pensare ora di riprendere il campionato è da irresponsabili’.
DI WILLIAM SCUOTTO
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro