Ieri è stata la notte di Insigne. Lo scugnizzo partenopeo ha affrontato a musi duro i vice-campioni d’Europa, frastornati dai suoi guizzi d’alta classe. Per commentare le sua gesta e ricordare i primi passi mossi nel mondo del calcio, la redazione di IamNaples.it ha contattato in esclusiva uno dei suoi primi allenatori, Ivan Faustinho Canè. L’ex tecnico del settore giovanile del Napoli si è così espresso su Lorenzo:
Emozione particolare per la prestazione di Insigne contro il Borussia Dortmund?
“Assistere a serate come quelle di ieri è gratificante dal punto di vista personale, avendo avuto la fortuna di allenare Lorenzo nel periodo della sua formazione. Ho provato un’emozione particolare…Al di là della perla su punizione, va sottolineata la prestazione complessiva del ragazzo: non ci sono state solo giocate personali di spessore ma anche concretezza tattica. Vederlo anche correre e sacrificarsi per la squadra è un piacere”.
Si notano differenze rispetto alla scorsa annata vissuta sotto la guida di Mazzarri?
“Oggi finalmente vediamo il vero Lorenzo. Quel talento ammirato sia al Pescara ma anche agli inizi della sua esperienza nel settore giovanile azzurro. Sia con gli Allievi che in Primavera si poteva facilmente intuire che lo scugnizzo di Frattamaggiore avrebbe avuto una carriera importante. È facile esprimersi adesso. Io lo dissi già l’anno scorso, in tempi non sospetti, che veniva utilizzato male. Non dal punto di vista tecnico-tattico ma per quanto riguarda l’aspetto gestionale. Non si aveva completa fiducia nelle sue potenzialità e il suo utilizzo era alquanto forzato da parte dell’allenatore. È giusto mantenere un profilo basso ma davanti ad un talento così…”.
Qual’è stato il problema più evidente a suo avviso?
“Bisognava tutelarlo maggiormente da qualche prevaricazione attuata da giocatori esperti. Il tecnico in questi casi deve naturalmente proteggere l’elemento più giovane, che rischia di non riuscire a dimostrare a pieno il suo valore”.
Ai tempi del settore giovanile partenopeo Lorenzo fu inserito solo nel gruppo dei Giovanissimi regionali . In seguito venne fatta la stessa scelta anche per la categoria Allievi ma lei lo volle subito nel gruppo dei Nazionali. Il suo grande talento era visibile sin da allora?
“Non è facile lavorare con i giovani ma un talento del genere lo si nota subito. Poteva ingannare il suo estro funambolico ma si è visto in seguito che oltre ai colpi tecnici c’è anche tanta sostanza. Dopo i primi contatti nel gruppo degli Allievi Nazionali l’ho riavuto circa un anno e mezzo dopo anche in Primavera, dove si respira già un’aria che va al di fuori della prima trafila del settore giovanile. Nonostante il salto di categoria continuava ad esprimersi come sempre, molte partite le vinceva da solo. Lì mi resi conto definitivamente che avrebbe fatto tanta strada anche tra i professionisti. Dopo mezza stagione andò in prestito alla Cavese, formazione che puntava esclusivamente alla salvezza, e non ebbe modo di dare il meglio. Nel Foggia del maestro Zeman fu poi tutta un’altra storia…”.
Intervista a cura di Antonio Fusco
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