“Le vittorie hanno tanti padri, le sconfitte sono sempre orfane”. Quante volte abbiamo sentito questa massima sempre efficace e puntuale in tante situazioni e dinamiche. Si stanno affannando tantissimi scopritori di Gennaro Tutino, l’enfant prodige azzurro che ha zittito lo Juventus Stadium nella gara d’andata della finale di Tim Cup Primavera. La casa madre del talento classe ’96 del Napoli è, però, la Juve Domitia, la scuola calcio che l’ha strappato alla danza classica e moderna in cui si cimentava da bambino e l’ha formato calcisticamente fino al momento in cui ha indossato la maglia azzurra. Per la nostra rubrica, Viaggio nelle Scuole Calcio, la Redazione di IamNaples.it ha intervistato Gennaro Di Razza.
La Juve Domitia ormai ha una storia nel calcio giovanile campano. Ci puoi dire quando e come è stata formata questa realtà?
“Tutto è nato nel 1998, fondammo questa scuola calcio io e Giovanni Quadri, ex giocatore di Torino ed Ascoli, che successivamente ha lasciato la Juve Domitia. Si è affiancato a me Sandro Nedi, ex calciatore e con venticinque anni di storia da dirigente nel vivaio del Napoli, dove ha visto emergere tanti giovani talenti: il portiere Nando Coppola, il difensore Luigi Malafronte e tanti altri giocatori che si sono distinti in serie B e C“
Se dovessi dirci un pregio ed un difetto del mondo del calcio giovanile, quale ci indicheresti?
“Il materiale umano può fare la differenza, bisogna saper lavorare con i ragazzi, è importante soprattutto il ruolo degli allenatori che devono essere degli educatori all’altezza del compito assegnatogli. I nostri sono bravissimi ed anche in passato per l’Ideal Camping sono passati molti tecnici capaci tra cui Gennaro Sorano, attualmente al Napoli, con cui siamo affiliati. Sorano ha molti meriti nella crescita di Tutino e di altri ragazzi ’96 molto promettenti cresciuti durante l’attività di base. Il difetto sta nella difficoltà a conciliare la crescita di calciatori e la natura di scuola calcio che vive d’iscrizioni; alla Juve Domitia devono giocare tutti, non sarebbe giusto che chi paga la retta debba poi essere messo ai margini”
La Campania esprime delle gravi problematiche sociali. Secondo te, cosa può fare il calcio per recuperare i ragazzi e raccontaci anche cosa fa specificamente la Juve Domitia in tal senso?
“Il calcio può fare moltissimo per recuperare i ragazzi, è lo sport che può contribuire di più in tal senso alla nostra terra. La Juve Domitia opera a Licola, una zona che fino a venticinque anni si presentava in maniera splendida, tanto da essere un luogo di villeggiatura; ora invece è travolta dal degrado e dall’immigrazione senza regole e criteri d’inserimento. Abbiamo tanti ragazzi con famiglie in condizioni disastrose, a cui non facciamo pagare le rette”
A quali campionati partecipa la Juve Domitia e con quali risultati?
“Partecipiamo ai campionati Allievi e Giovanissimi sia a livello regionale che provinciale. Non facciamo le categorie “Mini” perché giochiamo in tutte le categorie sotto età, cioè con i ’97 negli Allievi e con i ’99 nei Giovanissimi. Noi lavoriamo per costruire calciatori di prospettiva da cedere poi a club professionistici, quindi mettiamo in evidenza i nostri talenti per favorire lo scouting delle società che cercano giocatori per gli organici delle giovanili per la stagione seguente. Questa strategia è importante per la loro crescita perché si trovano ad affrontare sfide sempre più difficili che gli permettono di migliorare sotto il profilo tecnico, agonistico che della mentalità. Abbiamo molti ragazzi classe ’99 validi, in primis Pasquale Bruno, trequartista nelle mire della Reggina, dell’Atalanta, della Ternana e dello Spezia. La società calabrese si è mossa prima di tutti, ha portato anche il ragazzo, convocato in Rappresentativa Giovanissimi, anche a Reggio Calabria. Se dovesse chiamare Peppe Santoro, però Bruno andrebbe al Napoli”
A proposito di Napoli, quali sono i tuoi rapporti con la società azzurra?
“Sono molto legato a Peppe Santoro, quando era responsabile del settore giovanile, il Napoli s’allenava anche all’Ideal Camping. Io ero così legato ai colori azzurri da collaborare anche segnalando i migliori talenti che vedevo sui campi. Ora continuo a dialogare con il Napoli anche se il rapporto si è un po’ ridimensionato. Al Napoli non ho dato solo Tutino, ma tanti altri giocatori: l’attaccante Scalzone (‘89, il centrocampista Liccardo (classe ’91), l’esterno Diana (’91), l’attaccante Simone Esposito (classe ’92), Di Fraia (’91), Di Falco (’93) e Marchitelli (classe ’94) tutti difensori, il ’96 Supino che è negli Allievi Nazionali di Ciro Muro. Quest’ultimo va seguito con attenzione, se riesce ad acquisire il profilo mentale del calciatore in termini d’applicazione e personalità, questo ragazzo può fare grandi cose. Quando sono andati al Napoli Supino e Tutino, eravamo convintissimi delle qualità di entrambi, ma avevamo più preoccupazioni riguardo all’aspetto mentale per Tutino che per Supino. Genny, invece, ha fatto passi da gigante; sono sempre stato convinto che parlavamo di un fenomeno ma sotto l’aspetto dell’applicazione e della personalità è cresciuto moltissimo. Qui facciamo tutti il tifo per lui, saremo al San Paolo alla gara di ritorno della finale di Coppa Italia Primavera anche per sostenerlo”
Il 19 Marzo scorso ci hai raccontato molte curiosità riguardo Tutino (clicca qui per leggere l’intervista). Ci sono altri dettagli della sua storia che puoi svelarci?
“Ricordo quando venne qui la prima volta con sua mamma Loredana, io poi convinsi suo papà Alfredo a farlo giocare a calcio. Genny faceva danza classica e moderna, un’esperienza che l’ha aiutato molto sul piano della coordinazione. Genny ha qualità così importanti che se la caverebbe in qualsiasi sport. Quando aveva undici anni, l’ho dato al Napoli nonostante il pressing di altre società, in primis l’Inter che mi offriva molto di più della società di De Laurentiis. Peppe Santoro mi convocò in sede e mi chiese di rispettare gli accordi, allora in virtù della storica amicizia con Santoro rinunciai a tanti soldi. In quel momento Peppe aveva vissuto una situazione simile con la Puteolana per il classe ’95 Giordano ed io non me la sono sentita di tradire il mio amico Peppe”
La Juve Domizia aveva ceduto al Napoli anche il ’99 Curto, difensore centrale di grandi prospettive che gioca adesso nel Benevento. Ci racconti la sua storia?
“Il Benevento l’ha scippato al Napoli, con cui avevo già un accordo economico. Curto è un difensore centrale che a tredici anni è già alto 1,86 mt. Nel periodo vissuto al Napoli, era pressato da osservatori vicino al Benevento che ha una collaborazione molto forte con il Milan. Curto a settembre, infatti, andrà a Milano; qualche mese fa ne ho parlato con Bigon che mi ha garantito che il giocatore non sarebbe andato né al Milan né all’Inter. Curto oggi è al Benevento e io so che andrà al Milan a settembre, se avverrà ciò Bigon mi dovrà dare spiegazioni”
Ci sono altri giovani talenti della tua scuola calcio che segnaleresti al Napoli ed ai club professionistici?
“Figuriamoci, non ci fermiamo certamente su Curto. Ho tanti altri ragazzi ’99, ‘2000 e ‘2001 di ottime prospettive. Oltre Bruno, tra i classe ’99 c’è Pugliese, valido sia come difensore che come centrocampista centrale, l’attaccante Mazzella, il trequartista Marcellino, che piace tantissimo alla Reggina che l’ha portato anche ad un raduno a Reggio Calabria, i fratelli Ciccarelli, rispettivamente esterno destro di difesa ed attaccante. Tra i ‘2000 c’è il difensore centrale Bavarella, dotato di un’imponente struttura fisica e buone qualità tecniche, i centrocampisti Tuccillo e Polverino, l’esterno destro d’attacco Luongo, poi bisogna seguire con attenzione il classe ‘2001 Romano, centrocampista già sui taccuini di Juventus e Napoli”
IamNaples.it segue con molta costanza le vicende del settore giovanile del Napoli. Cosa manca al club azzurro per fare il salto di qualità ed arrivare ai livelli delle società con maggiore tradizione in Italia riguardo al vivaio?
“Il Napoli mostra ancora qualche carenza riguardo alle strutture e non si tratta assolutamente di un aspetto di secondo piano. Le società che hanno maggiore continuità sul piano della forza del vivaio sono ben organizzate. La differenza è negli investimenti; società come Milan, Inter e Juventus spendono per il settore giovanile circa 5 milioni di euro. Il Napoli, grazie al lavoro di Santoro, è riuscito a raggiungere grandi risultati nonostante questo gap. In una società giunta in pochi anni dalla serie C alla A, hanno debuttato in prima squadra cinque elementi del vivaio: Vitale, Ciano, Maiello ed i fratelli Insigne. Se il Napoli riuscirà a sfruttare ancora di più lo splendido materiale umano presente in Campania, può fare grandi cose”
A cura di Alessandro Sacco e Ciro Troise
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