Cristiano Giuntoli sarà il nuovo direttore sportivo del Napoli. Dopo giorni frenetici, di trattative con De Laurentiis e con il presidente del Carpi Stefano Bonacini, l’artefice del miracolo Carpi si è liberato dalla sua oramai ex squadra, evitando anche la clausola: l’annuncio del suo ingaggio arriverà a giorni. Grazie a lui, il Carpi, sua creatura in tutto e per tutto, in soli sei anni è riuscito a salire dalla Serie D alla Serie A, conquistando la ribalta nazionale ed internazionale, portando a termine un vero e proprio miracolo calcistico. Conosciamo meglio il profilo di Giuntoli, per farlo ne abbiamo parlato con Enrico Gualtieri, collaboratore del settimanale “Il Tempo” di Carpi e della redazione sportiva di TRC di Modena. Ecco la lunga intervista che ritrae Giuntoli dalla A alla Z, descrivendo l’uomo e il professionista a 360 gradi.
Enrico parlaci di Cristiano Giuntoli, l’artefice del miracolo Carpi. Che direttore sportivo è? Tracciaci un suo profilo e dicci che struttura ha creato a Carpi.
“A Giuntoli la definizione di direttore sportivo sta stretta, è un direttore totale, una vera e propria “portaerei nel Lago D’Iseo”. Di sicuro non è un genio, ma un gran lavoratore, infatti i geni lavorano di meno rispetto a lui, uomo che dedica la sua vita al lavoro. E’ un “dittatore tecnocrate”, si sente condannato a dare sempre di più per arrivare sempre più lontano e nel suo campo si sente autorizzato a toccare tutto quello che può. E’ un vero e proprio maniaco del lavoro, è un direttore generale oltre ad essere un direttore sportivo, nel quotidiano si occupa perfino degli aspetti medici, tecnici e atletici. Al primo allenamento di sei anni fa a Carpi convocò tutti e disse tre cose: la prima fu che i palloni andavano cambiati una volta al mese, la seconda che l’erba del campo doveva essere curata tutte le sere e tenuta alta un dito di pollice e infine che doveva essere bagnata tutte le sere al tramonto. Da questi presupposti è nata l’avventura di Giuntoli al Carpi, che in quel momento era sestultimo in Serie D e che non aveva mai vinto un campionato professionistico in cento anni di storia. L’ambiente era da rifondare, gli andava infusa una cultura vincente, lui ha portato la “scienza del calcio” a Carpi, in una società che prima aveva un’organizzazione “artigianale”. Per Cristiano la parola sconfitta era da eliminare dal vocabolario, al massimo si poteva utlizzare l’espressione “non vittoria”. Da questi fondamenti illustrati al primo allenamento di sei anni fa, quest’anno, all’ultimo allenamento c’erano a bordocampo Al Jazeera e la tv di stato cinese, il Carpi ha quindi raggiunto un quarto della popolazione mondiale grazie a Giuntoli. L’impresa portata a termine lascerà un vuoto ma anche un grande bagaglio e se c’è un ritardo nella firma con De Laurentiis è legato al fatto che ci sono ancora un po’ di affari da gestire fino al 30 giugno per il Carpi. A Napoli prenderà servizio il 1 luglio, fino a quel momento deve risolvere le ultime questioni pendenti oltre a determinare una linea per chi arriva a Carpi. Il Carpi è arrivato in A con cinque dipendenti strutturati, il resto del lavoro l’ha fatto Cristiano. E’ normale che Napoli al momento sia diffidente sulla sua figura, ma vi assicuro che lui non vede l’ora di smentire tutti, è in grado di lavorare bene sotto pressione e di trasformare i problemi in opportunità. Giuntoli ha la qualità di vedere i giovani prima degli altri, sa riconoscere il talento sottovalutato e talvolta dimenticato, quei ragazzi non più giovanissimi che spaziano dai 20 ai 23 anni, che magari sono stati seguiti male o che non si sono allenati bene, vivendo un momento di abbandono. Giuntoli sa riconoscere questi profili non valorizzati a sufficienza e portarli oltre i loro limiti. Il suo rapporto con la tecnologia e le innovazioni è particolare, è favorevole a tutto quello che possa aiutare i ragazzi, negli anni ha contattato nutrizionisti, botanici e qualsiasi altra figura professionale che potesse inserire nella sua sovrastruttura. Quando eravamo in Lega Pro costrinse i giocatori a scaricare l’applicazione del Meteo sui loro smartphone, dicendogli di controllare quanti gradi ci sarebbero stati il giorno dopo prima di andare a letto in modo da conoscere l’escursione termica e decidere se fare il massaggio con la pomata vasocostrittrice o vasodilatatrice. Qualche mese fa si è fatto creare una casella mail per tenere sott’occhio i contratti, prima non aveva mai comprato un personal computer, perchè pensa che la tecnologia disincentivi l’uomo a pensare e che il suo vantaggio rispetto alla concorrenza sia proprio questo. Questo è il quadro professionale di Giuntoli, uomo che viene dal calcio di una volta, ma che non ha problemi a stare nel calcio odierno. I numeri dicono che ha vinto due campionati professionistici, ottenendo due primi posti, due terzi posti e un secondo posto in sei anni, con una finale di Coppa Italia di Lega Pro persa contro la Juve Stabia. Il Capri pre-Giuntoli non aveva titoli professionistici in bacheca e, partendo dal nulla, oggi può contare su un parco di giocatori di 20 milioni di euro con un ottimo fatturato. L’unico rammarico che lascerà con sè, è quello di non essere riuscito a portare a Carpi un centro sportivo e uno stadio adatto per la Serie A, non ha avuto nè le condizioni economiche nè quelle politiche. Per concludere, Giuntoli lascia a Carpi un grande vuoto ma anche una grande ricchezza, un bagaglio importantissimo a chi lo succederà. A Carpi ha creato un modello strutturale snello ma verticale, con il patron Bonacini sulla punta della piramide e lui un gradino più in basso ad operare. Da loro nascevano tutte le direttive, trasmesse successivamente ai collaboratori”.
Che collaboratori porterà Giuntoli a Napoli? Chi prenderà il suo posto a Carpi?
“E’ questa la discussione di questi giorni, credo che il suo piano sia quello di lasciare continuità a Carpi e portare con se i suoi uomini migliori nei prossimi anni e se le cose andassero come vorrebbe lui, nel Carpi prenderebbe il suo posto uno dei suoi uomini. Certamente non sarebbe Giuntoli a controllare il Carpi da Napoli, ma così sarebbe in grado di lasciare la sua impronta. Tornando ai collaboratori bisogna vedere cosa ne pensano anche loro, ritrovatisi all’improvviso in orbita Napoli: suppongo che il Carpi confermerà il suo staff attuale e se ne staccherà lentamente, permettendogli di raggiungere Giuntoli quando la società si sarà stabilizzata in Serie A. Il suo erede “testamentario” per il ruolo di direttore sportivo è Giuseppe Pompilio, braccio destro nelle trattative, uomo che si è occupato principalmente di scouting. Tra i profili che sono venuti fuori per il posto lasciato vuoto da Giuntoli, quello che più di tutti sarebbe in grado di coprire una parte del vuoto che c’è, è Marchetti del Cittadella, uomo che ha le motivazioni del debuttante, senza una carriera di Serie A alle spalle. Per quanto riguarda Sean Sogliano, sarebbe per lui una mezza sconfitta passare dal Verona al Carpi e difficilmente saprebbe far meglio di Giuntoli, mentre Marchetti ha tanta voglia di fare e nulla da perdere”.
Secondo te Giuntoli quali giocatori può portare con sè nella sua avventura napoletana?
“Jerry Mbakogu è l’uomo perfetto per il calcio di Giuntoli, un calcio in verticale, elastico e flessibile, i tre aggettivi che meglio spiegano il modo di intendere il calcio da parte di Giuntoli. Il suo calcio è verticale perchè in campo bisogna andare dritti e far presto a tirare, inoltre lui vuole giocatori elastici, dal valore atletico importante e infine flessibili nella fase di slancio della gamba, senza però che rischino infortuni muscolari. Zapata e Mbakogu, a mio avviso, sono gli attaccanti adatti al pensiero di gioco di Giuntoli, che ragionerà molto su questi due profili, adatti ad un calcio giocato in profondità. Mbakogu porterebbe la plusvalenza che permetterà al Carpi di fare mercato, che acquisterà alcuni calciatori di Serie B come Sampirisi, Gavazzi e Melchiorri e grazie alla plusvalenza Mbakogu arriverà qualche giocatori di categoria. Fosse rimasto Giuntoli, a Carpi sarebbe arrivato Pavoletti”.
Che rapporto avevano Giuntoli e il presidente del Carpi Stefano Bonacini? Che rapporto può avere Giuntoli con De Laurentiis?
“Giuntoli e Bonacini per andare d’accordo litigavano spesso, utilizzavano una dialettica molto forte, erano due vincenti e le ambizioni dell’uno collimavano con le disponibilità dell’altro. De Laurentiis dovrà lasciare a Giuntoli lo spazio giusto, Cristiano è un vero e proprio “capo”, non è come Bigon, che assecondava le idee presidenziali. Credo che nei due colloqui avuti, De Laurentiis e Giuntoli abbiano anche definito i margini operativi dell’uno e dell’altro e sono sicuro che Giuntoli avrà autonomia, mentre De Laurentiis dovrà rinunciare a un po’ di ingerenze nel suo lavoro, riconoscendogli potere decisionale e apprezzandolo quando porterà dei risultati in termini di crescita dei giocatori, punti in classifica e nella gestione del quotidiano. De Laurentiis è uomo di cinema e continuerà a parlare molto di se stesso, ma dovrà lasciare la conduzione del suo nuovo “film” al grande regista Giuntoli, suggerito da Sarri, che farà le fortune del Napoli”.
Come lavora Giuntoli con il settore giovanile?
“A Carpi ha fatto quel che ha potuto, ottenendo comunque i migliori risultati della storia del Carpi in cento anni di storia con gli Allievi Nazionali, la Primavera e la Berretti. Non ha avuto grandi margini di miglioramento per la mancanza di strutture, ha dovuto prendere in prestito molti giocatori che arrivassero da non troppo lontano per la mancanza di strutture ricettive. I risultati sono comunque sorprendenti ed epocali se si considerano la base di partenza e la quantità di denaro a disposizione. C’è qualche ragazzo pronto per la prima squadra, posso nominare il classe 1996 Daniele Sarzi Puttini che ha potenzialità, grandi doti fisiche e tanto agonismo e che ha fatto anche l’esordio in Serie B”.
Quali sono i fiori all’occhiello di Giuntoli?
“I migliori calciatori scoperti da Giuntoli sono di sicuro Gagliolo, Lasagna, il napoletano Gaetano Letizia o anche Laurini e Memushaj, il calciatore che più di tutti ha la mentalità di Giuntoli, uomo che servirebbe nell’avventura napoletana per far capire ai calciatori il lavoro del direttore”.
Come sarà per lui il passaggio da una piazza piccola come Carpi a una metropoli esigente come Napoli? Quali possono essere le incognite?
“A mio avviso Giuntoli non soffrirà il passaggio da Carpi a Napoli, non è un uomo che si fa prendere dalla paura, è un gran lavoratore, un “cannibale”, un uomo che non dorme la notte. In una giornata l’ho visto lavorare venti ore su ventiquattro per tanti giorni consecutivi: in ritiro restava sveglio anche fino alle 5 del mattino svegliandosi quattro ore dopo, chiamando addetti ai lavori davanti ai nostri occhi anche a notte fonda. E’ un uomo che non si ferma mai, quelli come lui non hanno nemmeno il tempo di farsi spaventare da ciò che li circonda. L’unica incognita può provenire dal rapporto con De Laurentiis, entrambi vogliono primeggiare e non restare nell’ombra, bisognerà limare questi aspetti, ma sono sicuro che il presidente del Napoli saprà riconoscere il valore di Giuntoli”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
A cura di Dario Gambardella
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