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ESCLUSIVA – Bruno Moriello: “Il mio sogno sarebbe lo stadio al centro della città”

Per la rubrica “La Telefonata” la redazione di Iamnaples.it intervista il ds del Napoli Carpisa Yamamay Bruno Moriello sulla sua carriera calcistica e sul mondo del calcio femminile.

Vuoi raccontare ai nostri lettori la tua carriere calcistica?

“Ho iniziato a giocare all’età di 15 anni nella Juniores del Nuovo Vomero, che aveva ereditato il titolo della vecchia Internapoli, dove hanno militato calciatori importanti come Wilson e Chinaglia. Subito dopo sono andato a giocare nell’Internapoli, una società che aveva acquisito il nome ma non il titolo del vecchio club. Con questa squadra ho giocato per due anni, vinsi la Coppa Italia dilettanti e fummo il primo club in Campania a conquistare il trofeo. Successivamente passai alla Puteolana e  rimasi  per due anni a giocare in serie D, poi andai al Posillipo nel campionato Promozione di Eccellenza e che vincemmo insieme alla Coppa Italia nella quale eliminammo in semifinale il Ravenna dei vari Girardi ex portiere dell’Inter e il giovanissimo Marco Nappi. Dopo andai nella squadra del Sant’Antonio Abate e lì conquistai  un  altro campionato, poi disputai due campionati in serie D. Nel 1990-91 andai a giocare nella Juve Stabia dove vinsi il campionato di serie Dilettanti e subito dopo  aver conquistato la serie C2 decisi di non giocare più, ma poi mi chiamò la squadra della Sanità del campionato di Promozione m giocavo  solo di domenica e anche con loro  vinsi il girone”.

Dopo aver smesso di giocare che cosa decidesti  di fare?

“Cominciai a fare il direttore sportivo del Posillipo al “Densa” , successivamente insieme a Peppe Ammaturo andammo  per due  anni  al Viribus Unitis e vincemmo il campionato di Promozione Eccellenza e due anni dopo a San Giuseppe Vesuviano  conquistammo il campionato di Promozione di Eccellenza. Poi decisi di fare il corso di procuratore e sono stato un anno con Enrico Fedele facendo l’Osservatore,  poi decisi di entrare nel calcio femminile e  da quattro anni sono il ds della Carpisa Yamamay”.

Cosa ci puoi raccontare di queste ragazze del Napoli Carpisa Yamamay che stanno ottenendo  grandi risultati  in questa stagione di serie A2?

“Per me il calcio femminile non era molto conosciuto, avendo lavorato in quello maschile. Dal punto di vista affettivo le ragazze si fanno voler bene rispetto ai maschietti che sono più rudi. Sul piano tecnico le vittorie di questa stagione non sono casuali, visto che da quattro anni insieme al dg Italo Palmieri e il segretario Lello Riccio abbiamo preso delle calciatrici all’altezza della situazione, insieme a dei tecnici preparat. In questa stagione stiamo proseguendo il cammino dello scarso anno dove ottenemmo 14 vittorie consecutive ed un pareggio, mentre nel campionato  in corso lo score è di 15 vittorie ed un pareggio: è da  più di un anno che non perdiamo. Il cammino che stiamo facendo in serie A2 è davvero esaltante, nessuno, compreso i campionati maschili, sta facendo così bene”.

Dopo aver centrato la promozione in serie A1, e nel vostro caso manca solo la matematica certezza, si saprà dove giocherete il prossimo anno?

“Il problema degli impianti non riguarda solo il calcio femminile, ma l’intero Meridione e principalmente la Campania.Noi della Carpisa abbiamo una situazione aperta per lo Stadio Collana, però, avendo superato i cinquant’anni di età, la mia esperienza mi dice che non avremo l’impianto del Vomero. I politici che vogliono fare il bene dal punto di vista sociale e sportivo non hanno  bisogno di fare promesse, devono passare ai fatti”.

Il calcio femminile grazie alla tua squadra sta avendo molta risonanza dal punto di vista mediatico, qual è il prossimo gradino che si dovrà fare per essere più seguiti?

“Quattro anni fa partecipai ad una Riunione a Roma, in quella circostanza ero ospite e sentii  le varie opinioni delle società di serie B,  A2 e della massima serie. All’uscita dall’Assemblea  dissi che se il calcio femminile voleva  avere una rilevanza abbastanza forte, l’unica cosa da imporre alle società di serie A e B del calcio maschile, oltre ad avere la Primavera e gli Allievi e le varie categorie dei settori giovanili, doveva essere  quella di avere anche una squadra femminile, in modo da far conoscere il calcio delle donne. Facendo in questo modo si ha  molta più visibilità con club come Milan, Inter o Napoli ed in questo  modo  gli imprenditori sono  più propensi a sponsorizzare. Mi auguro che le parole di De Laurentiis pronunciate quest’estate si trasformino in fatti”.

Come ti poni riguardo la vicenda dello Stadio San Paolo? Lo ristruttureresti o ne costruiresti un altro nella zona di Ponticelli?

“Il mio sogno sarebbe quello di costruire un nuovo impianto al centro della città, sarebbe la cosa più bella da attuare. Io in questi anni  ho viaggiato molto in Europa, sono stato in Inghilterra, a Cardiff al Millennium Stadium che  ha una capienza di 73.000 posti. Per quanto riguarda la ristrutturazione dell’impianto di Fuorigrotta, lo si potrebbe fare tranquillamente, ma mi chiedo se i politici e gli imprenditori lo vogliano attuare sul serio. Per me non è possibile essere nel terzo millennio e continuare ad avere i problemi degli impianti sportivi”.

Il Napoli affronterà mercoledì sera allo Stamford Bridge il Chelsea. Da dirigente che consiglio daresti alla squadra per contrastare al  meglio la squadra di Di Matteo?

“Oltre ad essere un direttore sportivo sono stato anche un calciatore,ho fatto qualche campionato importante anche se non ho mai disputato la Champions, però il calcio sul piano emotivo è uguale in tutte le categorie.  Anche una finale di Coppa Italia a livello Dilettante, vale un match di Champions, la tensione è uguale. Io direi agli azzurri di avere molta fiducia in loro stessi, di entrare in campo con tanta grinta e concentrazione . Da tifoso, invece, dico che il Napoli ha tutto per potercela fare. La cosa più importante è superare indenni i primi dieci-quindici minuti, perché sono i più insidiosi in questo tipo di partite, poi la strada potrebbe essere tutta in discesa”.

Intervista a cura di Alessandro Sacco

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