Come ogni lunedì, al centro sportivo “Nuova Audax” di Casoria, presso la Scuola Calcio Luigi Vitale A.C. Milan c’è l’ex centrocampista del Napoli di Maradona Salvatore Bagni. Stavolta, però, c’erano anche altre presenze illustri ad osservare i ragazzi classe ‘2000, ‘2001 e ‘2002 del Napoli, come Daniele Petrone, responsabile scouting del Benevento e non solo: a bordo campo anche il gionalista Sky Stefano De Grandis, Fulvio Collovati, ex difensore proprio dei rossoneri e campione del mondo nel 1982. Salvatore Bagni, che ha ricevuto una targa dal Club Napoli di Campobasso, ha risposto ad alcune nostre domande riguardanti il calcio giovanile in Italia e soprattutto in Campania, non dimenticando anche qualche piccola riflessione sul cammino della squadra di Benitez.
Quanto sono importanti, per i ragazzi, giornate come queste?
“Tanto! Innanzitutto per crescere, poi per dar loro possibilità di essere notati. Ora ci siamo io, Fulvio Collovati e i dirigenti del Benevento, ma non è la prima volta: in questi mesi, sono venuti altri osservatori dell’Inter, della Roma, del Genoa e tanti altri. Incontri di questo tipo li fanno maturare non poco!”.
In questo primo periodo di collaborazione alla Luigi Vitale, come ti è sembrato l’ambiente? E i ragazzi?
“Una società fantastica, attenta ai propri ragazzi e devota all’insegnamento, non solo in materia calcistica. Tanta educazione e dedizione! I giovani calciatori poi sono umili e hanno una grandissima voglia di imparare. Devo aggiungere che c’è tanta classe e qualità. Spero che riescano tutti a realizzare i loro sogni, se lo meritano! Ti ascoltano, ti rispettano e, se ne hanno bisogno, chiedono sempre consigli. Alla Luigi Vitale, oltretutto, c’è un bellissimo progetto che li invoglia e li coinvolge. Si pensa innanzitutto al divertimento e alla crescita, poi ai risultati”.
Ripartire dai giovani per rialzare il livello del calcio italiano: quanto tempo richiede questo progetto?
“Un po’ in tutta Italia, ho visto grande determinazione nelle scuole calcio. C’è voglia di mandare avanti i ragazzi e fare le cose davvero per bene. In questa regione, più nel dettaglio, c’è tanta materia prima per il calcio dell’intero Paese: Napoli e Caserta, nella fattispecie, hanno dato tanti talenti nel mondo del pallone e tuttora ci sono germogli che possono sbocciare. Dovremmo essere capaci di impegnare le nostre energie in questo. Non so quanto ci vorrà a rivedere il calcio nostrano di nuovo ai livelli d’oro del passato, di sicuro non è una cosa subitanea; i miglioramenti si possono registrare solo entro una decina d’anni, secondo me”.
Apriamo un piccolo capitolo sul Napoli: il cammino degli azzurri, sia in campionato che in Europa League. Qual è il tuo punto di vista?
“Nel torneo nazionale, il Napoli gioca per il terzo posto. Ormai questa è la verità, la sentenza dopo le ultime prestazioni. Mi rammarico, e non poco, perché da anni si era aperto un ciclo vincente e la squadra poteva e doveva fare di più in questa stagione, come giustamente tutti i tifosi si aspettavano. Invece, troppi punti persi e rallentamenti inaspettati. Penso che non sia una cosa prettamente di carattere, la pecca è l’organico! Difesa e centrocampo non sono di qualità, per questo ci sono troppi passi falsi. Nel torneo continentale, personalmente, mi aspetto tanto dalla squadra di Benitez. Potrebbe anche vincere la coppa se ci crede davvero! Le insidie ci sono, per esempio andare a giocare a Mosca è dura, però con la caparbietà e la grinta giusta nelle partite secche questo team può fare la sua fortuna”.
Cosa ne pensi di Strinic? Tu che lo conosci bene, ti aspettavi un approccio del genere?
“Sì, è un ragazzo formidabile e con immensa voglia di far bene. Ha fatto delle scelte in passato, come andare a giocare in Ucraina, pensando solo al discorso economico. Meritava qualcosa di più e l’ha capito, così ha tentato le nuove esperienze. E’ partito fortissimo e ora si gioca il posto da titolare con Ghoulam, anche se hanno caratteristiche diverse l’uno dall’altro. Certo, gli errori ci sono e ci possono essere sempre. Col Palermo e col Torino non ha giocato come sa, però è sereno e pensa soltanto a dare il suo contributo!”.
Se tu sedessi sulla panchina del Napoli ora, proveresti a recuperare Inler e Jorginho o continueresti col duo Gargano-Lopez?
“Io ho una filosofia completamente diversa dal mister spagnolo. Sono per i centrocampisti che sanno fare tutto, sia la fase di impostazione che quella di interdizione. Non posso rispondere a questa domanda perché, se fossi l’allenatore del Napoli, io opterei su tutt’altri giocatori con le caratteristiche che richiedo. Sono scelte personali, se Benitez ultimamente fa giocare di più qualcuno è soltanto perché quel calciatore è in forma più degli altri e rispecchia la filosofia o il credo calcistico del tecnico. E noi non possiamo far altro che accettare le sue scelte”.
Per chiudere, cosa può fare la società di De Laurentiis per migliorare il proprio settore giovanile?
“Sono state fatte delle scelte iniziali. La priorità è la prima squadra, perciò forse si bada meno al settore giovanile. Ogni napoletano che calcia un pallone sogna di vestire la maglia azzurra del Napoli, giocare al San Paolo e vincere i trofei nella propria città. Il club dovrebbe sfruttare di più questa risorsa!”.
Dal nostro inviato Luigi Ippolito
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