Una strada intrapresa circa 20 anni fa, quella dell’allenatore, quando il Sant’Anastasia, agli inizi degli anni ’90, lo porta alla sua corte. Anni di trafila in quel della provincia partenopea, dopodichè arrivano le esperienze di San Pietro a Patierno, Frattamaggiore, Somma. Poi ecco che giunge la chiamata del club più importante della Campania: la Ssc Napoli. Un ruolo d’osservatore il primo anno, poi allenatore dei Giovanissimi. Questa, riassunta in poche righe, la carriera di Felice Mollo, che da quest’anno è il mister della Berretti della società di De Laurentiis. Eccolo ai microfoni di Iamnaples.it:
Felice Mollo, innanzitutto ci racconti cosa ha provato, dopo aver allenato tante realtà della Campania, quando è arrivata la chiamata del Napoli.
E’ stata un’emozione unica, non tanto quando entrai con il ruolo di osservatore nel mio primo anno partenopeo, ma quando mi nominarono allenatore dei Giovanissimi.
Dopo alcuni anni con i Giovanissimi, da quest’anno è il nuovo allenatore della Berretti. La sua squadra è una delle protagoniste del Girone E: attualmente 3° in classifica alle spalle di Benevento e Andria. Se l’aspettava un campionato del genere alla vigilia del campionato?
Non mi aspettavo questa grande prova da parte loro. I miei ragazzi sono da apprezzare. Stanno facendo un campionato meraviglioso. Tuttavia, restiamo con i piedi per terra, sappiamo qual è il nostro ruolo: lavorare in funzione della Primavera.
Cosa si aspetta dai suoi allievi in questo campionato?
Spero che possano continuare a lottare con la determinazione e con la grinta che hanno mostrato finora. Sogniamo di ritagliarci un posto nei playoff.
Un pregio e un difetto della sua squadra ?
Per quanto riguarda i pregi, posso sicuramente affermare che sono tutti ottimi ragazzi, con dei sani principi e con un ottimo spirito di gruppo. Per ciò che concerne i difetti, ce ne sono molti, ma c’è la volontà di correggerli da parte loro. Questo mi riempie di gioia.
Ha da segnalarci il nome di qualche talentino che a suo avviso potrebbe calcare i manti erbosi della Serie A?
Sarebbe brutto fare un solo nome. Io tengo tutti i miei ragazzi in grossa considerazione, così come in passato. Nella Primavera di Miggiano, infatti, ci sono 5-6 ragazzi che ho avuto il piacere di allenarli in precedenza.
Come si relaziona con gli altri allenatori del settore giovanile? Che tipo di rapporto vi lega?
Tutti gli allenatori del settore giovanile del Napoli, compreso il sottoscritto, lavorano in sinergia con l’aiuto di Gigi Caffarelli. Il rapporto che ci lega è ottimo con tutti: Miggiano, Muro, Liguori e tutti gli altri sono ottimi colleghi.
Cosa manca alla Società Sportiva Calcio Napoli per compiere il decisivo salto di qualità nel settore giovanile?
Beh, ritengo che queste domande bisognerebbe farle direttamente all’entourage societario. Io credo che è da qualche anno, ormai, che il Napoli tiene in grossa considerazione i giovani. Il presidente, inoltre, si sta attivando per fondare un centro per tutte le squadre giovanili della SSC Napoli.
Nella sua carriera di allenatore di settore giovanile la presenza di genitori ingombranti che hanno rappresentato un problema per il miglioramento dei giovani giocatori che allenavi ci sono stati? E se sì in che in modo ha risolto la questione?
Ho sempre creduto nella complicità con i genitori attraverso un rapporto sincero con regole da rispettare. Noi allenatori cerchiamo di evitare il genitore “amico” del figlio. Non giova a nessuno. Diciamo che sotto questo aspetto abbiamo un Direttore (Caffarelli, ndr) che ci tutela, facendo da intermediario
tra noi e loro.
Qual è il consiglio che darebbe ad un giovane allenatore che si accinge a prendere questa strada complessa?
Dalla mia esperienza ho capito che bisogna essere chiaro con tutti: dirigenza, giocatori, eventuali genitori. I ragazzi di oggi non sono quelli di una volta: basta poco per mandarli alla sbando. Ecco, un allenatore di giovani dovrebbe essere bravo a gestire i suoi allievi, permettendo loro di esprimersi al meglio ma senza privarli del divertimento, che è la cosa più importante.
Il calcio italiano, soprattutto a livello giovanile, è in preda ad una grossa crisi. Come pensa si possano risolvere i tanti problemi che affliggono questo settore nel nostro Paese?
Ritengo che le società italiane dovrebbero ridurre gli stipendi ai propri calciatori ed investirli per il settore giovanile che è una risorsa fondamentale per il calcio italiano e non solo. Solo così potrebbero risolversi i problemi.
Ci può svelare i suoi progetti futuri?
Beh.. io spero di continuare per la mia strada, intrapresa da qualche anno. Sarebbe già gratificante chiudere la mia carriera al Napoli.
Intervista a cura di Stefano D’Angelo
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