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ESCLUSIVA – A.S.D. Belsito Calcio, oasi targata Arsenal a Posillipo: “Col Napoli nessun rapporto, con i Gunners…”

Le differenze tra il calcio inglese e quello italiano, in Inghilterra attenzione all'etica e al fair play, in Italia conta solo il risultato"

Continua l’appuntamento con i reportage sulle scuole calcio campane. Dopo l’incontro con Gianluca Sommella della Boys Posillipo (clicca qui per leggere l’articolo) è la volta della A.S.D. Virtus Belsito Calcio, che svolge le sue attività sportive allo “Gnucco Stadium”, struttura sita nei pressi del Parco Virgiliano. Il presidente Giovanni Caselli ci ha parlato di un mondo diverso, quasi anomalo per le scuole calcio campane, ma anche italiane. La Belsito, infatti, è una delle poche realtà che bada prima ai principi morali ed etici piuttosto che al risultato finale a tutti i costi. Una dimensione legata fortemente alla cultura sportiva anglosassone, dovuta alla collaborazione attiva con l’Arsenal F.C., una rarità in Campania, ma anche in tutto il territorio italiano. Sono pochissime, infatti, le scuole calcio in Italia a vantare una partnership con i Gunners, solo tre in Campania, tra cui proprio la società di Posillipo. Andiamoci adesso a gustare la ricca intervista al presidente Caselli, che ci ha raccontato la sua singolare esperienza, gli obiettivi della sua scuola e le prospettive dei ragazzi.

Come è nata la Scuola Calcio Belsito e in che anno?

“La nostra società è nata nel 2011 anche se il progetto era in fase embrionale già dal 2009. Sono ormai 19 anni che svolgo questo lavoro, ho cominciato nelle scuole per poi passare ai campi di gioco. La partnership con l’Arsenal è nata da un incontro fortuito con i responsabili del centro-sud, in particolare i romani Giulio Longo e Claudio Casella che gestiscono un gruppo che si chiama Team Italia, una società che cura il marchio Arsenal Soccer School nei campi estivi. Ci siamo sentiti in inverno ed ho sposato subito il progetto. E’ stato difficile trovare la struttura e sviluppare l’idea poiché l’Arsenal cura in maniera quasi maniacale il suo prodotto e non rilascia facilmente il marchio. In Italia infatti ci sono poche scuole dell’Arsenal, in Campania una nei pressi di Salerno e l’altra in provincia di Avellino, poi ci sono altre in Calabria, Puglia e Sicilia”

Quali sono le differenze tra le metodologie d’allenamento italiane e quelle inglesi?

“I nostri mister vengono formati direttamente dall’Arsenal. Ogni regione ha il suo responsabile e durante l’anno riceviamo tre visite tecniche dove vengono osservatori italiani e talvolta inglesi che visionano i ragazzi e constatano il loro miglioramento, osservando se la metodologia applicata segue l'”Arsenal way”. Nel caso in cui ci fosse qualche ragazzino meritevole, questo ha la possibilità di essere ospitato in Inghilterra all’Academy School dell’Arsenal, tutto a spese loro. Ad esempio Francesco Senatore, ragazzo del 2003, è stato ospite per una settimana nelle strutture inglesi, mentre altri ragazzi hanno fatto i “camp” in Italia come quello di Norcia, dove si sono allenati per una settimana con alcuni mister mandati da Londra. Francesco è ancora piccolo, ha vissuto una bella esperienza e se son rose fioriranno. E’ bravino, ma ci vuole ancora molto tempo”

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Qualche settimana fa abbiamo visitato la Boys Posillipo, realtà diversa dalla vostra. Quali sono le differenze?

“E’ difficile il paragone con la Boys Posillipo, i nostri sono due prodotti quasi opposti. La nostra scuola calcio si ferma ai bambini di 10 anni, quest’anno del 2002. Il nostro obiettivo è formare i ragazzi con la metodologia e mentalità dell’Arsenal, che si basa sul gruppo e sul fair play. Io durante l’anno ho promosso un “codice etico”, ogni settimana assegno tre punti ai più meritevoli: i primi quattro vincono dei gadget originali che arrivano da Londra. A quest’età non conta solo la bravura, ma anche l’aspetto comportamentale, tutti devono giocare e vivere l’esperienza della partita. Sotto questo punto di vista mi trovo bene con la filosofia dell’Arsenal, ho sempre detto ai genitori di tirarsi fuori dalla “vita calcistica” dei loro figli. C’è un regolamento che consegno a ragazzi e genitori, aspetto raro in Italia, ma tipico della cultura inglese: gli allenatori guardano molto all’aspetto comportamentale. Il 29 dicembre faremo un “Arsenal day”, per un giorno i ragazzi, che saranno massimo 45, con la partecipazione di altre scuole calcio, avranno la possibilità di allenarsi per tre ore con operatori inglesi. Sarà una giornata di festa”

Qual è il vostro organigramma societario?

“Io ricopro il ruolo di presidente e coordinatore tecnico, il direttore generale è Lucio Aurigemma. Ogni gruppo ha un proprio mister e anche un team manager, che dà una mano durante gli allenamenti e si occupa dell’aspetto tecnico. Da due anni assumiamo allenatori di un certo spessore, come Vincenzo Minopoli, ex Napoli, che ha il titolo Uefa B. Gli allenatori possono essere divisi in tre aree: istruttori educatori, istruttori di calcio, ed allenatori con capacità e conoscenze specifiche”

Che rapporti avete con il Napoli e cosa pensa della politica della società sul settore giovanile?

“In Campania non ci sono scuole calcio che ne hanno. Il Napoli non vuole investire sui settori giovanili, per una scelta societaria. La Juve e il Milan ad esempio sono le società che curano di più i settori, in Campania non ci sono realtà positive, qui non ho riscontrato quello che cercavo, mentre ho trovato un approccio totalmente diverso con l’Arsenal, che cresce i campioni in casa. Il Napoli vedrà le differenze mercoledì anche se qualcosa l’ha notato anche all’andata. Ho provato a contattare la Società Calcio Napoli in vista della partita con l’Arsenal, ma non ho avuto risposte. Mercoledì porterò tre bambini allo stadio a spese mie a vedere Napoli-Arsenal, mentre i dirigenti inglesi ci hanno invitato in occasione di Arsenal-Napoli a spese loro”

Come pensa che possano essere migliorati i settori giovanili in Italia?

“Non posso esprimere sentenze al riguardo, ho avuto modo di conoscere la situazione solo durante i tornei internazionali. In Campania invece c’è un problema culturale, qui chi ha giocato a calcio non può sempre fare l’allenatore, cosa che invece sembra essere un “mantra” dalla nostre parti. Un allenatore deve essere preparato culturalmente e saperci fare con i bambini. In primis deve essere un educatore. L’Italia non dà spazio ai giovani, gli interessi dei procuratori e degli addetti ai lavori prendono il sopravvento. Ad esempio i ragazzini inglesi dai sette ai dieci anni si allenano insieme dando la priorità non al risultato ma all’esperienza sportiva che vivono sul campo, così come in America. In Inghilterra c’è un numero considerevole di talenti, l’esempio più lampante è quello di Cesc Fabregas, grazie al quale l’Arsenal ha guadagnato il quintuplo di quanto speso. Qui manca la giusta mentalità per ottenere questi risultati, come dimostra il fayto che abbiamo dovuto aspettare circa vent’anni per vedere un altro talento del vivaio stabilmente in prima squadra: dopo Cannavaro e Ferrara solo Lorenzo Insigne.

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Per concludere abbiamo intervistato Marcello Di Stefano, allenatore appartenente al pool dell’Arsenal:

Quali sono le differenze tra le due metodologie di allenamento, quella italiana e quella inglese?

“L’approccio inglese si basa prevalentemente sul lavoro con il pallone. Loro dedicano particolare attenzione all’uno contro uno, i ragazzi puntano l’avversario sin da piccoli, mentre qui prevale il lavoro tattico. Inoltre la mentalità è diversa, c’è più tranquillità, i bambini sono più liberi di divertirsi, mentre le società italiane cercano solo il risultato”

Le società inglesi sono più presenti di quelle italiane a livello giovanile?

“Si, è un dato di fatto. Lo dimostra la presenza di molti giovani anche a livelli importanti, mentre in Italia l’età media è piuttosto avanzata, con giocatori piuttosto attempati”

Secondo lei, a cosa è dovuto questo limite?

“A mio avviso è solo una questione di mentalità, qui si ha paura nel lanciare i giovani perchè conta solo il risultato, mentre fuori lo si cerca attraverso le giovani leve”

Che rapporti avete con l’Arsenal?

“Ho avuto la fortuna di incontrare molti addetti ai lavori inglesi nel “camp” a Norcia. Durante questi incontri si ha la possibilità di continui confronti e dialoghi che permettono una crescita personale e professionale che si riversa poi sulle nostre metodologie di allenamento”

Domani c’è il match decisivo tra Napoli ed Arsenal in Youth League. Qual è il suo pronostico?

“Penso che per gli azzurrini non ci siano speranze, i ragazzi dell’Arsenal sono superiori riguardo a fisicità e continuità nella concentrazione, fattori che secondo me determineranno il risultato a favore dei Gunners”

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Dai nostri inviati allo “Gnucco Stadium” di Posillipo, Dario Gambardella e Francesco Pugliese

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