NAPOLI – Il turn over, ma sino ad un certo punto: vero è che Benitez ha quasi sempre cambiato, ma l’ha fatto con giudizio e nelle otto partite disputate ce ne sono quattro con gli stessi interpreti (Maggio-Albiol-Britos-Zuniga).
Poi Maggio s’è fatto male, lo ha avvicendato (e con merito) Mesto; e infine c’è stata la rivoluzione con il Sassuolo, con tre cambi – compresi i due centrali – che qualcosa hanno alterato, probabilmente togliendo qualche certezza. Nessuno dei difensori ha finora fatto l’en plein (Albiol ne ha giocate sette su otto) e, soprattutto, la percezione che le gerarchie siano ormai cristallizzate può avere inciso sull’autostima di qualcuno, Cannavaro innanzitutto. Le trasformazioni hanno poi lasciato meno spazio di ciò che sembrava potesse accadere ad Armero (solo due presenze dall’inizio) e comunque, a prescindere dal minutaggio, qualche palpabile disagio soprattutto in Britos, «benedetto» da Benitez e non sempre in linea con un rendimento che a certi livelli dev’essere necessariamente elevatissimo.
Perché in Europa, ma ormai anche in Italia, ogni errore è una chanche per gli avversari.
Fonte: Corriere dello Sport
La redazione
F.G.
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