Tutto può cambiare in quattro giorni e così, smaltito il pesante ko contro la Roma, il Napoli ha proposto la sua espressione migliore. Si è esaltato contro il Genoa, avversario debole che però si era presentato al San Paolo con gli stessi punti degli azzurri. È stata una notte scintillante, sei gol. Forse è stato il turno infrasettimanale, dato che in Champions League sono state impeccabili le prestazioni della squadra di Mazzarri, comunque ci sono stati nell’arco della partita appena un paio di veniali errori, a conferma di una concentrazione stavolta elevata, e uno show molto apprezzato, perché non capita spesso di assistere a una vittoria così ampia e a giocate di alta scuola. Il Matador Cavani è tornato a colpire e lo ha fatto anche Pandev, che ha raggiunto un’eccellente condizione. Hamsik ha giocato ad altissimi livelli, con una continuità impressionante: Marek ieri sera aveva i tratti del campione di statura internazionale, ha dominato la scena.
La sconfitta di domenica sera aveva lasciato il segno, almeno nei tifosi, perché in curva A era spuntato uno striscione polemico: «È mercoledì e non c’è in palio denaro: che la giochiamo?». La risposta arrivata dal campo è stata immediata, appassionata, spettacolare, ovviamente apprezzata da Mazzarri e dai fedelissimi che hanno sfidato la bassa temperatura per assistere all’ultima partita del 2011, l’anno che ha regalato enormi soddisfazioni. Il Napoli ha segnato quattro gol in poco più di mezz’ora, sfruttando i clamorosi limiti della difesa del Genoa e la perizia balistica di Cavani, Pandev e Hamsik, eccellente nella gestione della palla e nell’impostazione dell’azione. Il Matador, ripresosi da un periodo opaco, ha sfruttato (12′ e 24′) le incertezze di Kaladze e Dainelli e gli assist di Maggio e Pandev, scattando sul filo del fuorigioco e non lasciando a Frey la possibilità di opporsi prima a un diagonale e poi a un cucchiaio. Bravo anche Hamsik (17′) a finalizzare l’azione che si era sviluppata con il lancio di De Sanctis e l’assist di Pandev, scelto per sostituire l’infortunato Lavezzi e apparso molto brillante: Marek si è visto respingere il primo tiro da Granqvist e sulla ribattuta ha segnato.
Irrobustire la difesa con cinque uomini non era servito granchè a Malesani, ripreso in panchina con le braccia conserte dopo i tre gol incassati in 12′ e peraltro neanche lo ha riscaldato quello del giovane Jorquera (27′), che ha colpito forte e bene sul servizio di Pratto, senza che Cannavaro si preoccupasse di contrastarlo. Reparto solidissimo per molti mesi, la difesa ha accusato di recente qualche cedimento: in campionato non ha incassato gol per l’ultima volta il 19 novembre, match contro la Lazio; inevitabili segni di stanchezza in assenza di adeguati ricambi e quindi di turnover. Malesani è apparso sconsolato anche perché il Napoli avrebbe potuto avere l’occasione di segnare su rigore, però questa possibilità è stata negata dall’arbitro Valeri, che non ha sanzionato il fallo di Mesto su Pandev, bravo a sottrarre il pallone al difensore del Genoa. Il macedone si è rifatto nel recupero, con un contropiede da manuale, attivato da Hamsik: l’ex interista ha finto di non accorgersi di Gargano, libero a destra, e dopo aver messo a sedere Kaladze ha affondato Frey. Mai più apprezzato questo egoismo.
È stata una serata di grazia non soltanto per gli azzurri dal piede caldo, ma anche per i gregari. Come Gargano, un mediano dalla corsa e dalla generosità infinite, e Zuniga, che ha saputo conquistarsi il posto da titolare dopo essere maturato sotto la guida di Mazzarri: hanno firmato loro con due prodezze il quinto e il sesto gol, sorprendendo gli imbambolati difensori rossoblu. Alla fine, è stata festa, con un coro «Genoa Genoa» partito dalla curva per celebrare il gemellaggio nato nell’82: il modo migliore per augurarsi un felice Natale.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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