Le parole di Paolo Cannavaro non sono passate inosservate in Federcalcio. Perché è il capitano del Napoli, un club di primissima fascia. Perché è il fratello del capitano mondiale, l’azzurro più azzurro con 136 partite in Nazionale. Perché è il fratello del capitano mondiale, l’azzurro più azzurro con 136 partite in Nazionale. Perché sono state pesanti le sue dichiarazioni a tre giorni dal rigore fischiato da Rocchi in favore del Milan per quel tocco con il braccio di Aronica dopo ben due scorrettezze di Ibrahimovic (fuorigioco e fallo proprio su Cannavaro). «Sì, la sudditanza arbitrale esiste». Dagli uffici di via Allegri non sono partite repliche. Una questione di stile, la Federcalcio non risponde a un calciatore. Non dovrebbe scattare il deferimento a carico del capitano del Napoli perché ha espresso un concetto «politico», condivisibile o meno: non ha attaccato apertamente un altro tesserato, in questo caso Rocchi, finito nel mirino della tifoseria azzurra come accadde nel novembre 2008, quando aveva concesso al Milan un altro rigore molto dubbio. «Massima attenzione» Il presidente federale Giancarlo Abete ha seguito con la «massima attenzione» quanto è accaduto in questi giorni a Napoli, dalle polemiche per la squalifica di tre gare a Lavezzi per lo scambio di sputi con il romanista Rosi all’Olimpico a quelle per il rigore concesso al Milan. I termini forti adoperati dalla società per commentare la decisione della Corte di giustizia federale («I giudici devono essere credibili») avevano amareggiato Abete, che aveva avuto un lungo colloquio con De Laurentiis dopo la trasferta degli azzurri a Vila-Real e prima di quella a Milano. I presidenti si conoscono e si stimano da tempo, una telefonata è stata sufficiente per chiarirsi su quel comunicato, anche perché il produttore aveva successivamente richiamato Lavezzi a un comportamento più professionale, invitandolo a prendere esempio da Cavani. «Una riflessione più attenta» – così è stata definita in Figc – su quanto era accaduto all’Olimpico e nei giorni successivi ha stemperato le tensioni tra il Napoli e il Palazzo. Rotazione arbitrale La Federcalcio ha lanciato la seconda fase del rinnovamento post Calciopoli (Braschi designatore dopo la promozione di Collina nei ranghi dell’Uefa). Gli errori ci sono e si lavora per ridurli al minimo. Ospite lunedì scorso della festa della sezione di Napoli per i 90 anni di attività, il presidente dell’Aia, Nicchi, ha ricordato che una percentuale di due sbagli per ogni giornata di campionato è accettabile. Però quello di Rocchi, che fa parte della top-class arbitrale, è stato grave e peraltro è stato successivo a quello di Banti in Chievo-Milan (Robinho ha segnato la prima rete aiutandosi con il braccio). Il presidente federale Abete non era lunedì in Italia perché impegnato nell’assemblea del Cio a Losanna. Ai collaboratori ha ricordato che la rotazione degli arbitri è una garanzia per le società e ha invitato i dirigenti dei club a tenere conto degli sforzi compiuti per il rinnovamento. Il Napoli non ha mosso passi ufficiali dopo la direzione di Rocchi, c’è stata solo la garbata dichiarazione di Bigon («Non possiamo accettare la logica del “ci può stare” a proposito del rigore: prima c’era un fallo netto», ha detto il direttore sportivo). «Ora riprende il campionato e auspichiamo la massima serenità», è il messaggio che arriva da via Allegri dopo giorni ad alta tensione. Si gioca, per fortuna.
La Redazione
C.T.
Fonte: Il Mattino
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