Freddezza, coraggio, follia. Un solo nome: Horacio Erpen. Un rigore letteralmente vietato ai malati di cuore, ma forse anche a chi problemi cardiaci non ha.
Il suo «cucchiaio», sabato scorso, all’89’ della sfida tra Juve Stabia e Pescara, ha letteralmente acceso la torcida del «Menti», regalando agli stabiesi il primo successo del campionato di serie B, esorcizzando, probabilmente, gli spettri di una crisi di risultati che cominciava a minare il cammino del team di Braglia.
“Non era la prima volta che calciavo così”
dice l’estroso attaccante argentino, che poi rivela un curioso precedente –
“Sia a Sorrento, che col Sassuolo, mi è capitato spesso un gesto tecnico analogo. Anzi, proprio quando ero al Sassuolo, ed Anania, il portiere del Pescara, difendeva i pali della Pro Patria, riuscii a gelarlo nello stesso modo…”.
Ecco spiegata anche la reazione dell’estremo difensore abruzzese che ha cercato di colpire lo stesso Erpen col pallone:
“Ho rivisto le immagini”
sorride
“E mi sono accorto che aveva cercato di vendicarsi. Poi so che ha chiesto scusa, evidentemente la tensione del momento”.
Palla sul dischetto, sguardo fisso sul portiere, e poi…
“Poi ho cercato di capire la sua reazione”
Erpen racconta così il momento del rigore
“Ho avuto la sensazione che si muovesse, così ho provato il colpo sotto. Una sensazione incredibile, eravamo a fine match, sotto la curva dei nostri tifosi. Bellissima l’esultanza, la gioia, ma soprattutto per un successo che avevamo dimostrato nel corso di tutta la partita di meritare. A freddo, l’ammetto, mi sono reso conto che se avessi fallito non sarebbe bastato un elicottero a riportarmi in Argentina per salvarmi dall’ira di compagni e tifosi…”.
Da quando è in Italia, Erpen, trent’anni, moglie uruguaiana e papà di tre bambine di cui due gemelle, mai aveva provato un’emozione come quella di sabato:
«Ho giocato a Venezia, a Sassuolo, a Sorrento, ma non avevo mai trovato una tifoseria così numerosa, calda. Speriamo di esserci rifatti per un avvio difficile di campionato. Ma ora dobbiamo dare continuità ai risultati».
Un gol, tre punti, il giusto premio a chi ha aspettato la sua occasione, ha fatto panchina e tribuna senza mai protestare, cercando anzi di mettere in difficoltà il tecnico con l’impegno in allenamento:
«È così. Ma d’altra parte l’avevo detto fin dai primi giorni. Non ci sono mai stati problemi. Il mio compito è quello di allenarmi bene, di impegnarmi in settimana, e di farmi trovare pronto il sabato».
Dopo il successo casalingo col Pescara, dietro l’angolo due trasferte più che insidiose: sabato a Reggio Calabria, a Nocera nel turno infrasettimanale del 5 ottobre.
«Sono due partite difficilissime, la speranza è che il primo successo stagionale possa darci quella consapevolezza nei nostri mezzi. Magari, prima, nonostante buone prestazioni, non riuscivamo ad essere costanti per tutta la partita, sabato abbiamo dato una sterzata al nostro campionato. Ora non dobbiamo montarci la testa ma continuare a lavorare. Il cammino per la salvezza è ancora tutto in salita».
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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