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Enzo Setola: “Una volta Lorenzo fece sette dribbling e segnò con una veronica”

Il suo primo maestro parla delle giocate del talento di Frattamggiore

Enzo Setola è stato il primo a poter capire cosa c’era nei piedi e nel genio calcistico di Lorenzo Insigne. Lo allenava nei Pulcini all’Olimpia Sant’Arpino, dai campetti di Grumo, all’impianto Ludi Atellani. «La fortuna di Insigne è quella di non essere finito nella gogna di queli che ti mettevano al muro con il metro e decidevano: un metro trenta o quaranta non giochi, di più vai. Il suo talento è andato oltre i centimetri: e meno male!». Il suo primo maestro ricorda: «Quando lo voleva il Torino, quante volte lo hanno visto dal vivo Zaccarelli e Sala. Per tenerci buoni ci presero un portiere, Di Gennaro: poi fallirono, non se ne fece niente per Lorenzo, Di Gennaro finì alla Samp, arrivò alle spalle di Castellazzi e sparì perché a Genova puntavano sul loro giovane Fiorillo». Setola non si fa pregare, sono giorni di festa per il matrimonio del figlio, ma c’è da parlare di Insigne e si muove da casa per arrivare al campo. «E io non amo certe forme di protagonismo, è che a Enzino voglio bene e quello che chiedo per lui è solo che non gli giri intorno troppa gente per deconcentrarlo. Io sono interista, ma con Enzo lì ora tifo solo Napoli».

NUMERI – Gliene ha viste fare di tutti i colori. Setola sorride: «Non so davvero quante ve ne potrei raccontare. Ho ricordi sparsi, alcuni inevitabilmente nitidi. Una fuga con sette dribbling e un gol in veronica. Oppure una volta che lo vidi sparire sulla bandierina del calcio d’angolo: ne aveva attorno quattro o cinque, ad un certo punto vidi quei ragazzi impalati nel mucchio e lui sgattaiolare verso la porta, un doppio passo, portierino con il sedere a terra e gol. Lorenzo segnava a valanga e nemmeno esultava, tanti gli capitava di farne in partita». Un difetto? «Sbagliava i rigori perché sentiva l’emozione. E il presidente si arrabbiava con me che non lo facevo esercitare. Ma non era così… E poi non mi ancora portato una maglietta!».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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