Difficile. Molto difficile scegliere l’immagine più bella per introdurre la festa degli eroi. Dei leoni del Madrigal: canta Napoli. Canta a bordo del pullman che riporta la squadra da Capodichino al San Paolo, attraverso le ugole di Cannavaro (in napoletano, ovviamente) e Lavezzi (in lingua madre, certamente), e danza al ritmo di De Sanctis, snodato nel ballo quanto nei voli. E poi piange lacrime di gioia. Ecco, sì, partiamo da quelle gocce di felicità stillate sul prato: commosso il capitano nell’abbraccio finale, commosso Grava. «Che serata spettacolare. Da piangere?» , sibila il guerriero con il numero 2 sulle spalle. Clic. Istantanea della vittoria: sono loro i simboli della rinascita.
IL PIU’ FORTE – E allora, el jefe Cannavaro. Capo, capitano di un gruppo eccezionale che sognava una notte come quella di Vila-real sin da quando ha cominciato a vivere. E dunque a tifare Napoli: «Abbiamo disputato un girone da protagonisti». E che girone è stato il suo: è brutto girare il coltello nella piaga, certo, ma Cannavaro è da Nazionale. Sul podio dei più forti difensori italiani. Il gruppo con City e company, dicevamo. «Difficilissimo ma per questo fonte di un orgoglio incredibile: con la qualificazione abbiamo compiuto un’impresa. E aver chiuso con più punti delle altre italiane è una soddisfazione immensa: finora abbiamo giocato una Champions da protagonisti». La chiave? «Siamo rimasti uniti e concentrati fino alla fine, anche nelle difficoltà. Mazzarri? Beh, lui in panchina si stanca più di noi in campo: quando è stato espulso non ci siamo preoccupati più di tanto, perché Frustalupi porta anche fortuna!». Cabarettista eccezionale. Non si smentisce mai.
IL CANTANTE – Studia alla stessa scuola, di artisti prestati al calcio (si fa per dire, eh), anche l’uomo chiamato Lavezzi: voce degna di Julio Iglesias, piedi fatati, gambe esplosive. Canta felice come mai, il Pocho all’alba, nel tratto che dall’aeroporto porta alle rispettive case. Si esibisce in castigliano e lo fa in modo superbo. Applausi a scena aperta dei compagni. «Ci davano tutti per sfavoriti sulla carta, ma il calcio si fa sul campo: vuol dire che non eravamo inferiori al City». Mancini lo voleva a tutti i costi, quest’estate: aveva ragione da vendere. «Alla fine del prime tempo ci siamo detti che avremmo dovuto giocare con più cattiveria e grinta. Da Napoli. E i gol sono venuti naturali». Il suo profilo Twitter è inondato di messaggi: «Grazie dell’affetto, capitemi e scusatemi: non riesco a rispondere a tutti». Perdonato, perdonato. Altroché. «Voglio ringraziare anche i miei compagni per l’umiltà e gli sforzi: la qualificazione ci dà fiducia, possiamo diventare una grande squadra».
IL BARBIERE – Grande, aggettivo che accompagna sempre e comunque anche Edinson Cavani. A secco al Madrigal, d’accordo, ma grande (appunto) Matador della partita con il City. Quella decisiva: «Siamo felicissimi, grazie a Dio abbiamo passato il turno: è stata dura, perché il Villarreal non ci ha fatto regali, ma alla fine è andata bene. Ora dobbiamo risalire anche in campionato e fare più punti possibile». Poi, un passaggio sulla caviglia malandata: «Sta guarendo bene, va sempre meglio». Celebra la vittoria anche Walter Gargano, attraverso il suo sito ufficiale, con un secco ed efficace: «Lo mejor està por venir». Ovvero: il meglio deve ancora venire. Gli fa eco su Twitter un altro sudamericano, argentino, Fede Fernandez. «Grazie a tutti, il sogno continuaaaaaa». Con una coda di “a” lunga così. E Hamsik, sul suo sito in slovacco, attacca così: «Bravo, bravo, bravissimo Napoli!». In Italiano. Citando il Barbiere di Siviglia (per l’occasione di Vila-real). Da bravo tenore.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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