Il pensiero di un interista doc:
“Domenica scorsa, un po’ per chiudere in bellezza la stagione del mitico divano calcistico domenicale, un po’ per scordarmi almeno per 90 minuti l’amarezza di Brindisi e la sensazione di impotenza che ogni calamità naturale ti lascia addosso, mi sono guardato la finale di Coppa Italia tra Juventus e Napoli. Come tifoso interista purtroppo quest’anno ho già visto altre finali senza patemi d’animo particolari, ma questa aveva un gusto speciale: vedere all’opera un potenziale nerazzurro come il Pocho Lavezzi (il calciomercato rimane l’unico argomento di discussione per chi arriva dietro, per cui voglio arrivare al bar preparato). Vedere l’ultima di Del Piero in bianconero, altro grande professionista che mi ha fatto soffrire non poco con quella maglia; ma soprattutto volevo vedere se finalmente qualcuno ce l’avrebbe fatta a fermare quella corrazzata sportiva, quella macchina schiaccia squadre che è stata la Juventus di quest’anno (e quanto mi costa ammetterlo non ne avete idea ).
Le mie aspettative non sono state tradite e la partita è stata ben giocata da entrambe le squadre. Unico neo l’inno Nazionale fischiato, ma vorrei vedere se in Grecia giocassero adesso la finale di Coppa cosa succederebbe sugli spalti. Alla fine il Napoli ha vinto e le scene di giubilo per le strade della città me le immaginavo già domenica notte, ma la cosa che mi ha colpito di più è stato sentire cortei di auto e fuochi d’artificio a Milano. Era una notte buia e tempestosa domenica scorsa a Milano, una di quelle che offre al Milanese un alibi perfetto per non uscire la sera, soprattutto la domenica perché poi lunedì si lavora, ma domenica scorsa i clacson li ho sentiti, eccome, e mi hanno fatto piacere perché dimostrano, al di là della gioia dei tifosi partenopei, che l’Italia è unita, unica e indivisibile, e come lo è nelle manifestazioni di gioia, deve esserlo nei momenti bui e difficili. Per chi come me si occupa di far sorridere la gente non sono tempi facili, anche se penso che, proprio in questi momenti, cercare di far divertire le persone, distraendole per qualche ora da una realtà amara e faticosa, può essere considerata una funzione sociale, e per chi lo sa fare, un dovere civile. Le sirene delle barche da Mergellina a Borgo Marinari ed i clacson della circonvallazione e del centro di Milano insieme ci ricordano che si può essere uniti non solo di fronte al dolore, alla disgrazia o alle minacce insanguinate di pazzi irresponsabili, ma anche davanti ad un evento sportivo, ad un momento di pura felicità che esce, e lo deve fare senza vergognarsene, anche in giorni difficili come questi. Non vorrei ora sembrare inutilmente retorico o malinconicamente nostalgico, ma ricordo, anche se allora ero ancora un ragazzino, che negli anni bui del terrorismo come nei momenti peggiori passati dal nostro Paese, uno dei quali fu sicuramente quello degli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, invece dello scoramento e della resa ci fu una reazione che nel 1992 culminò nell’inizio di Mani Pulite e nella rivolta civile dei cittadini che chiedevano più trasparenza correttezza e legalità. Dopo vent’anni il Napoli vince la coppa Italia ed i suoi Tifosi in tutt’Italia festeggiano uniti e se anche gli Italiani, prendendo esempio da loro, dopo vent’anni si risvegliassero ed invece di fischiare l’Inno, ricominciassero ad amare il proprio Paese che da il nome alla Coppa e magari dagli Europei di Ucraina e Polonia in poi, ma soprattutto nelle piccole azioni quotidiane, invece di fischiare i politici o applaudire le bare nei funerali delle vittime, si cominciasse a reagire ed a mostrare più rispetto gli uni per gli altri e tutti insieme per un Paese che, nel bene o nel male, rimane sempre la Nostra Patria. Quindi ricordiamoci che la vera Nazionale siamo noi e non è bello fischiarci da soli”.
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