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Emiliano Viviano, all’Arsenal con la Serie A sempre in mente: “Noi e il Napoli avanti insieme in Champions”

«A Londra li abbiamo dominati ma so che al San Paolo sarà un’altra storia. La Premier è di un altro pianeta: si vive tutto in maniera più leggera»

Viviano, come si vive a Londra?  «Benissimo perché è una città particolare, internazionale e di inglese ha poco. Abito a Cockfoster, a 20 chilometri da Londra, sulla strada per il centro tecnico dell’Arsenal. Fare tutti i giorni un’ora di macchina per andare ad allenarsi non era possibile».

La qualità della sua vita è migliorata rispetto all’Italia? «L’Arsenal è una società incredibile e ho capito perché è tra le prime dieci al mondo. Dopo una settimana che ero qui, avevo già conto in banca, telefono cellulare, appartamento e macchina. Qui se hai bisogno di qualsiasi cosa, te la trovano subito. Peccato solo che mia moglie debba fare la pendolare e come lei i miei figli. Mi mancano».

Che differenze ci sono tra la Premier League e la Serie A? «Qui è tutto più easy anche se c’è una passione incredibile. L’Emirates è sempre esaurito, le richieste di biglietti sono più del doppio della capienza. C’è la musica nel pullman e nello spogliatoio prima della partita, non esistono i ritiri, quando si gioca la sera e se il match è pomeridiano, si arriva la sera prima ma dopo aver cenato a casa. Insomma, si responsabilizzano di più i giocatori».

Vede mai Zola, un altro italiano a Londra? «Tutti i giorni. Il nostro campo di allenamento è diviso da una siepe da quello del Watford e mi invita a bere un caffé. Mi dice che è il primo allenatore che fa il caffé a un giocatore. Con lui c’è anche il ds Nani, altra persona che conosco bene».

A Londra vive anche Mourinho. Mai visto lo Special One? «Quando abbiamo affrontato il Chelsea. Ci siamo salutati, in Italia. Le sue squadre sono sempre difficili da battere».

Com’è la cucina italiana a Londra? «Nei ristoranti italiani mangio pochissimo perché mi piacciono le cucine alternative. Ho provato la cinese, la giapponese, l’indiana, la greca e la peruviana».

E’ stato a vedere Italia-Nigeria lunedì? «Sì, ma nei giorni precedenti ero stato in Italia e non ho fatto a tempo a salutare gli azzurri».

Le manca la Nazionale? «A chi non manca… L’ambizione di tutti è giocare in Nazionale, ma, anche se adesso non faccio parte del “giro” azzurro, il tempo gioca dalla mia parte: ho 27 anni e se me lo meriterò, avrò il modo di indossare ancora quella maglia».

Adesso all’Arsenal è il terzo portiere, dietro Szczesny e Fabianski, ed è quasi sempre in tribuna. Non sente il richiamo… della partita? «Abbastanza perché da quando faccio questa professione non avevo mai fatto panchina. La mia è stata una scelta ponderata: ho avuto questa grande opportunità di andare all’Arsenal e l’ho colta. Adesso Szczesny sta facendo bene e io aspetto il mio turno».

I Gunners possono vincere la Premier League?«Abbiamo il dovere di provarci. La competizione è altissima, ma a livello di nomi, organizzazione e qualità di gioco abbiamo poco da invidiare alle altre. Abbiamo battuto i vice campioni d’Europa del Borussia Dortmund a casa loro. Questo significherà qualcosa, no?».

Che gara è stata Arsenal-Napoli? «Non c’è stata storia perché noi siamo stati meglio di loro in tutto».

Napoli-Arsenal invece che partita sarà? «Diversa dall’andata perché so quello che vuol dire giocare al San Paolo. Speriamo di battere il Marsiglia e di arrivare a Napoli un po’ più tranquilli».

Napoli e Arsenal promosse entrambe agli ottavi di Champions: possibile, probabile o difficile? «Spero che finisca così. Per il calcio italiano sarebbe importante e anche… per noi».

Segue ancora la Serie A? «Quando posso guardo la Fiorentina che rimane la squadra per cui faccio il tifo».

Perché a Firenze non è andata come sperava? «Sono contento dell’esperienza che ho fatto perché abbiamo riportato la Fiorentina dove merita e perché ho coronato il sogno di indossare la maglia della mia squadra del cuore. Nella vita, poi, ci sono i momenti giusti e quelli sbagliati».

Dove può arrivare la formazione di Montella? «Molto in alto. Non credo al livello della Juve, ma può lottare per la qualificazione alla Champions con il Napoli e la Roma, la squadra che finora mi ha più stupito».

Domenica c’è Bologna-Inter: per chi farà il tifo?«Non voglio male all’Inter perché mi hanno curato e non sputo certo nel piatto dove ho mangiato, ma provo più affetto per il Bologna dove ho vissuto i due anni più belli».

Se a gennaio una squadra italiana avesse bisogno di un primo portiere e la chiamasse, quale sarebbe la sua risposta? «Se succederà, vedrò quale sarà la situazione e decideremo. Adesso però sono concentrato solo sull’Arsenal».

E se questa telefonata arrivasse da Bologna? «E’ un posto dove sono stato benissimo e per la maglia rossoblù provo affetto, ma prima di parlare bisogna vedere quando e se succederanno certe cose».

La scorsa estate quanto è stato vicino alla Roma? «Parecchio, poi hanno scelto De Sanctis».

Il Palermo riuscirà ad andare in Serie A? «Deve vincere il campionato perché con la Serie B il Palermo non c’entra nulla. Iachini da quando è arrivato ha vinto quasi sempre, ma purtroppo in carriera non ha mai avuto la possibilità di allenare in A nonostante in B vinca sempre il campionato. Con il Palermo ho due anni di contratto e spero sia promosso».

Dia un consiglio a Balotelli che è sempre un po’ irrequieto.«A volte cade in errori, ma vengono ingigantiti. Se li facesse un altro giocatore, non sarebbero così esaltati. Mario è uno dei più forti al mondo».

 Sia sincero, da 1 a 10 quanto le manca l’Italia? «E’ ovvio che un po’ di cose mi mancano, ma a livello calcistico qui è tutto bello: stadi pieni, sicuri, con molte famiglie e meno pressioni. Spero che anche in Italia si sveglino e facciano impianti così. Da italiano fa male vedere che il nostro calcio non è considerato all’estero. Abbiamo 4 stelle sulla maglia della Nazionale (4 coppe del mondo vinte, ndr) e ci snobbano. Bisogna trovare una soluzione».

Fonte: Corriere dello Sport

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