Ricomincio dall’oratorio. Dai bambini, il campo pieno di buche e l’amicizia di don Giancarlo, gran tifoso del Torino. Ho già sbollito la rabbia per l’esonero lampo in quel di Novara. Uno che ha battuto il cancro non si fa scomporre più di tanto dalle cose del calcio. Non sono arrabbiato, però, direi più stupito. Mi trovo all’oratorio Sant’Alberto di Lodi, dove allena i ragazzini della sua scuola calcio. Chiaro che all’inizio un po’ di amarezza l’ho provata. Ma l’avventura di Novara mi è servita a capire che sono ancora forte. Per me è stata una prova del nove, dovevo capire se ero ancora in grado di fare l’allenatore. E ne sono uscito bene. I miei bimbi mi portano in dono pianticelle e fiori. Un gesto d’affetto ricambiato da buffetti e assaggi del salame fatto in casa a Rivolta d’Adda. Delizia anche per i molti genitori presenti. Una delle mie prime serata da allenatore libero le ho trascorse guardando il Napoli: mi ha emozionato e divertito. È una formazione che si diverte e diverte. Un calcio a tratti spettacolare, ma ciò che mi stupisce veramente è la facilità con la quale gli azzurri vanno in campo per fare gol. Mazzarri è molto bravo, perché riesce a portare anche 5-6 giocatori contemporaneamente in area di rigore. Questa è la qualità che maggiormente mi piace del Napoli: notavo come hanno segnato quasi tutti i giocatori della rosa. E ora che anche Lavezzi comincia a far gol ci sarà davvero da divertirsi per tutti i tifosi del Napoli. E tra questi mi ci metto volentieri anche io, che seguo sempre il Napoli con passione. Come ho saputo dell’esonero? Dal responsabile di una tv. Poi dopo un quarto d’ora mi ha chiamato anche Giaretta. Di spiegazioni però me ne sono state date poche. Non porto rancore, anzi ringrazio Novara per avermi dato nuova linfa. Lo sfogo di mia figlia? Lei è fatta così. Se gli toccano il suo papà va in bestia. E nemmeno io posso tenerla a freno. Forse l’ambiente Novara non mi ha trattato con il rispetto dovuto a uno dei grandi saggi del nostro calcio, ma non tutti l’hanno dimenticato. Qualche giocatore mi ha telefonato per esprimermi solidarietà, ma non faccio nomi. Sono tornato a concentrarmi sul lavoro. A chiedere alla mia mente e al mio fisico uno sforzo importante. Mia moglie aveva dei dubbi, ma ora posso dirlo: posso fare ancora l’allenatore. Che di rimpianti ne ho uno solo: potevamo fare meglio in fase d’attacco. Molti mi credono solo un tecnico abile a organizzare la fase difensiva, ma non si ricordano che con me Silenzi è diventato capocannoniere della Serie A. E Ferrante e Temelin hanno segnato come non mai in carriera. Però io credo che questo Novara abbia la forza per fare una serie di vittorie consecutive e ritornare a ridosso della quart’ultima. Non credo sia inferiore a Lecce e Siena, che si sono risollevate inanellando risultati positivi domenica dopo domenica. Le difficoltà sono legate a una Serie A di livello molto alto. Non me l’aspettavo, ma incontrando squadre come Chievo, Bologna o Atalanta ti accorgi che non siamo di sicuro messi peggio di Inghilterra o Spagna. Resta il ricordo dell’impresa di San Siro contro l’Inter. Un miracolo? No, solo catenaccio, contropiede e un pizzico di fortuna. Intanto alleno i bimbi e il lunedì sera la mia squadra di Rivolta d’Adda (composta da ragazzi che vogliono uscire dalla dipendenza di alcol e droghe ndr). Poi se c’è l’occasione di tornare su di una panchina importante, io sono pronto.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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