Ci vorrà un grandissimo Napoli. Ecco l’unica ricetta possibile secondo Emiliano Mondonico, ex allenatore azzurro e granata. «La partita non arriva nel momento migliore per il Napoli. Il Toro venderà cara la pelle».Eppure i granata sono fuori da tutto.«Però hanno vissuto di recente momenti molto particolari. La settimana delle celebrazioni di Superga, la squillante vittoria di Udine, il fatto di dover giocare davanti al proprio pubblico per l’ultima volta in questa stagione. Sono motivazioni fortissime, il Toro avrà grinta da vendere. Conosco bene quell’ambiente». Pure il Napoli avrà stimoli fortissimi.«La prima differenza la farà il grado di concentrazione, oltre alla fame di voler vincere a tutti i costi. La conquista del secondo posto sulla carta mi pare una spinta più che sufficiente per puntare dritti ai tre punti».Sarà Torino il crocevia per la qualificazione diretta in Champions?«Direi proprio di sì. Per quanto il calendario dica che all’ultima giornata ci sia un Milan-Roma abbastanza incerto, ritengo che a quell’appuntamento si arriverà a giochi già fatti. Perché il Napoli liquiderà il Frosinone al San Paolo e i giallorossi non si lasceranno scappare un’occasione così ghiotta. Chi è secondo domenica sera, lo resterà fino alla prossima settimana».Chi rischia maggiormente, il Napoli o il Torino?«Il Napoli. I granata giocano in casa e non hanno nulla da perdere perché non c’è niente in ballo per loro. Sono più spensierati, come ha dimostrato la goleada di Udine. Gli azzurri invece si giocano l’obiettivo più importante della stagione e avranno addosso una tensione sicuramente più forte. Chissà come la gestiranno».Il ruolino di marcia lontano dal San Paolo non è incoraggiante: 4 sconfitte nelle ultime cinque trasferte.«Auspico per il Napoli un’inversione di rotta netta. Sia nel gioco che soprattutto nel risultato. Fuori casa non ha fatto benissimo, è vero, questa però equivale alla partita della vita. A una finalissima. I ragazzi di Sarri dovranno essere perfetti».Come se la giocherebbe se fosse al posto di Sarri?«Con una mossa a sorpresa: fuori Hamsik e dentro Gabbiadini».Con quattro attaccanti?«Assolutamente sì. Può sembrare un azzardo ma io farei in questo modo».Prego, spieghi pure.«Il Toro fa un 3-5-2, che in fase difensiva si traduce in 5-3-2. Con quattro punte e in fase di ripartenza, vado a crearmi la superiorità: quattro attaccanti miei contro tre difensori loro».Si potrebbe fare anche a partita in corso?«Non è la stessa cosa. Cambiare durante il match equivale a dover fronteggiare un’emergenza, partire invece con un assetto tattico così spregiudicato significa mandare un messaggio forte e sorprendente agli avversari».In poche parole, il Napoli dovrebbe schierarsi con il 4-2-4?«Oppure con 4-2-3-1. Di fronte a un assetto del genere, e con gente del calibro di Insigne, Gabbiadini e Callejon alle spalle di Higuain, se fossi il tecnico del Torino mi preoccuperei parecchio».Ventura e Sarri sono profondamente diversi: d’accordo?«Sì, hanno due caratteri differenti che si rispecchiano fedelmente nel modo di stare in campo».Superfluo chiedere chi gioca meglio?«Sarri ha espresso il calcio migliore in campionato. Ma Ventura è un perfetto interprete di quell’italianismo che oggi fa parlare tutti. Difesa ermetica e contropiede micidiale: pare che l’Europa abbia riscoperto il vecchio e famoso catenaccio, solo un tantino ritoccato. Un tipo d’impostazione legato alla vecchia filosofia italiana».Che però sta pagando.«Non è così che oggi vincono i vari Allegri, Simeone e Ranieri?».
fonte: ilmattino.it
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