ROMA – Si comincia dalla fine, dalle ombre che l’Olimpico allunga sino a Marsiglia e ben oltre: perché la smorfia di dolore che manda in infermeria Miguel Angel Britos, sa quasi di bollettino medico. Buongiorno Napoli, si fa per dire: perché nella Castelvolturno immalinconita, si prosegue con la conta degli abili e degli inabili e si aspetta che gli esami strumentali aiutino a capire se quel dolore lancinante che ha escluso Britos dalla sfida in una delle sue migliori serate rappresenti un pericolo concreto e duraturo. Clavicola (destra): basta la parola per avvertire il senso di disagio e di precarietà; ma prima di fasciarsi la spalla – e dunque la testa – e rimettersi a scandagliare il Napoli per restituirle la legittima difesa, Benitez attenderà che il dottor De Nicola torni con il responso.
SI CAMBIA – E però è certo che se la fortuna è cieca la malasorte deve avere una vista perfetta: manco il tempo di recuperare Maggio, che stavolta l’altra fascia finisce nell’occhio del ciclone. E’ una maledizione bella e buona, che stavolta si sposta da destra a sinistra e che mette ko Camilo Zuniga, costretto a fermarsi – e sul serio – però non prima d’essere passato (pure lui) dalla sala operatoria di Villa Stuart, per un intervento di ripulitura d’un ginocchio che gli ha dato noia, e quanta, che gli ha già fatto saltare due partite (con il Livorno e con la Roma) e che lo costringerà a riprendere tra un mesetto o giù di lì.
SI FA IN FRETTA – E dunque, Zuniga, che ha provato a resistere finché ha potuto e poi s’è dovuto arrendere dopo il consulto con il professor Mariani: inutile proseguire con la terapia e la buona volontà, perché ormai la diagnosi del ginocchio destro è indiscutibile. Si procederà in artroscopia – appuntamento lunedì mattina, mentre il Napoli starà partendo per Marsiglia – poi di corsa (eufemismo) per la riabilitazione. Le tappe (obbligate) sono state scandite da Christian Maggio, che s’è ripresentato all’Olimpico trentatré giorni dopo l’intervento: il calendario di Zuniga è dunque pronto e il rientro è annunciato non prima della sosta.
NIENTE JUVENTUS – Il destino, a modo suo, sa anche come incidere nei tormenti di Zuniga, al quale viene negata (quasi sicuramente) anche la sfida all’Olimpico di Torino, contro la Juventus, il club al quale sembrava destinato il colombiano prima del blitz di De Laurentiis e dell’irrinunciabile offerta d’un quinquennale a tre milioni e passa di euro. Per Zuniga, nell’ordine, niente Marsiglia (né l’andata e né il ritorno), niente Torino, Fiorentina, Catania e (chiaramente) «Vecchia Signora»; poi, provvidenziale, ci sarà l’ultima settimana concessa alle Nazionali, che consentirà di allenarsi senza stress.
IL BALLO – L’emergenza regna sovrana, sulle corsie: ma Benitez conosce i rischi del mestiere e se n’è già fatto una ragione. Gli esterni difensivi restano tre, due destri naturali (Maggio e Mesto) e un mancino (Armero). Volendo, Mesto ha la capacità di giocare a sinistra, come ha dimostrato di saper fare contro la Roma. In passato, con la Lazio, Behrami se l’è sbrigata da quarto di destra: ma l’idea di togliere un interditore dalla zona nevralgica non solleticherebbe nessuno, men che meno l’allenatore spagnolo.
CHE SFORTUNA – E dunque stavolta è toccato a Zuniga, che sta vivendo un momento tormentato, cominciato in estate, al momento della firma del rinnovo, rimasta a lungo in sospeso per il corteggiamento della Juventus. Fatta la scelta, con tanto di firma sul contratto, s’è presentata la dolenzia al ginocchio destro. E ora si procede con l’artroscopia. Ma prima, già stamattina, si saprà anche cosa ne sarà di Britos: cambiare è inevitabile, indispensabile, e con Cannavaro che ha rimediato pure un taglio in petto – nella circostanza del rigore – servirà rifare l’appello.
fonte: Corriere dello Sport
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