Venerdì primo marzo gli occhi del mondo saranno puntati su Napoli-Juventus. E il terreno di gioco dovrà essere all’altezza dell’evento. Al San Paolo, giurano, questa volta l’erba sarà davvero più verde. Hanno iniziato a lavorare da ieri mattina, proseguiranno di giorno e di notte, sotto i riflettori, fino a sabato gli operai dell’azienda incaricata di compiere l’intervento di rizollatura parziale del terreno di gioco dello stadio di Fuorigrotta. Ventidue tir arriveranno questa mattina con le nuove zolle da installare a copertura dei circa 8mila metri quadrati del campo. Poi, ultimata l’operazione, gli addetti dovranno procedere con le fasi successive, quelle di rullatura per rendere uniforme il terreno di gioco, tosatura dell’erba e segnatura del campo. Infine, lo spettacolo del calcio potrà andare in scena su un prato degno della contesa, almeno si spera.
A dare una mano nella corsa contro il tempo, anche le condizioni meteorologiche, che si annunciano piuttosto clementi, con temperature fredde ma senza piogge nei prossimi giorni. In agguato, ci sono sempre le insidie dovute all’elevata umidità e allo stress subito dai nuovi ciuffetti d’erba. Alessandro Formisano, il manager del Napoli, spiega: «Inutile star qui a parlare di cosa non ha funzionato nelle zolle piazzate a settembre: l’operazione non è stata favorita ad esempio dalla pioggia». La rizollatura costerà intorno ai 200mila euro e terminerà a fine settimana. «Abbiamo mantenuto il manutentore del terreno di gioco ma abbiamo acquistato un prato di un’altra azienda, un mix di erba differente e un fondo leggermente differente che si adatta meglio alle condizioni climatiche del momento».
L’intervento, nonostante il costo elevato (che si aggiunge ai quasi 80mila già spesi sei mesi fa), sarà comunque solo temporaneo. Perché il Napoli, a fine stagione, quando il campionato sarà concluso dovrà rifare da zero il terreno. «Con più tempo a disposizione e condizioni climatiche più favorevoli, faremo un lavoro diverso, molto più approfondito». La prima emergenza è scattata a settembre: secondo alcuni si trattò di un virus, secondo altri di un fungo. Probabilmente anche le temperature torride di agosto contribuirono a mandare ko il campo di gioco.
Ovvio, il San Paolo non è l’unico stadio d’Italia con il terreno in pessime condizioni: Colantuono si è lamentato delle condizioni del terreno di gioco di Bergamo dove gioca la sua Atalanta e stessa cosa hanno fatto, nell’ordine, i tecnici di Palermo, Atalanta, Genoa, Sampdoria e Chievo che hanno sofferto per le precarie condizioni dei terreni amici.
Mal comune, però, non è mai mezzo gaudio: «Che il prato si rovini è fisiologico: basta pensare che a San Siro per anni si sono fatte anche otto rizollature l’anno. Lì ci giocano due squadre, certo, ma in proporzione il terreno del San Paolo ha retto meglio». Chiamata a una sfida contro il tempo è la stessa azienda che ha deve compiere la rizollatura completa, diversa da quella che l’ha fatta a settembre. Giovanni Castelli, l’agronomo della Lega calcio che cura anche questo intervento al San Paolo: «Occorre precisare che si cambia il lenzuolo, ma il materasso è uguale. Il manto erboso dura massimo due-tre mesi, il tempo utile per arrivare alla fine del campionato. Si sta ricambiando al San Paolo il manto erboso appoggiandolo sul terreno esistente. I giorni che ci separano dalla sfida con la Juve sono sufficienti, prima non si poteva agire per problemi di logistica, clima e metereologia, problemi che adesso non ci sono più. Il campo quindi dovrebbe essere perfetto per il primo marzo». Se lo auguro, soprattutto Mazzarri: il tecnico azzurro al termine della sfida pareggiata con la Sampdoria era una vera furia negli spogliatoi. «Non abbiamo vinto per colpa del campo: era vergognoso».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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