Le felicità è un cinguettio, ma che dite: sono centoquaranta caratteri per svelarsi tutti, per raccontare – in sintesi – quello che un pipita sente dentro. La gioia è un tweet, un clic verso il proprio universo, per salutarlo e per festeggiare quel gol inseguito con bramosia: «Voglio ringraziare tutti i tifosi del Napoli per l’affetto che mi stanno dimostrando e voglio ringraziarli ancora una volta» . Fatale fu Verona, per far esplodere la Napoli che sta al «Bentegodi» per spingerla alla standing ovation, per avvicinarla a quel bomber a orologeria che scandisce il tempo dei sogni: «Sono contentissimo per i tre punti e voglio complimentarmi con i miei compagni di squadra per la prestazione» .
IL FATTORE H – Quando Chievo e Napoli stanno per chiuderla, anzi quando è ormai irrimediabilmente archiviata, quando quel 2-4 ha il timbro che legittima l’ufficiale blitz, l’urlo d’uno stadio che s’è perso per un attaccante scatenato, non solo goleador ma pure regista offensivo, sancisce ciò che era ormai chiarissimo sin dal giorno dell’avvento: è nata un’altra stella e in quel firmamento ch’è il calcio italiano, l’ennesima scia da seguire conduce dritto a Gonzalo Higuain: «Sono contento per il gol segnato, il mio primo gol» . Un’ora e mezza nel quale c’è di tutto un po’, c’è un campionario da restare incantati, c’è l’attaccante che svolazza lieve e va a buttarla dentro ma c’è anche un altruista che quando s’accorge di poter spingere Callejon, lo fa in scioltezza; c’è un ariete che poi converge, s’abbassa, dialoga e umilmente si concede, incurante d’essere reduce dalla Real casa, di avere sulle spalle anche la maglia della nazionale argentina, di avere dunque un curriculum di assoluto rispetto.
LA PRIMA VOLTA – L’Higuain che sbarca nella classifica cannonieri e si presenta in uno stadio che fu indigesto persino a Diego, nella sua prima trasferta italiana, non è soltanto in un gol ma in una partecipazione sempre attiva e corale che viene apprezzata e si trasforma in un abbraccio simbolico della folla ( «grazie ai tifosi» ), perché in quei novanta minuti c’è la testimonianza di un affare tecnicamente e tatticamente indiscutibile, sottolineato più volte attraverso la lettura della partita che Higuain si concede non solo attraverso gli schemi e i movimenti che gli appartengono ma innanzitutto intuendo le esigenze del copione.
UN PO’ DI PEPE – Trentuno anni e non sentirli addosso: e vabbé che poi, personalmente, è andata un po’ così, con qualche ombra sul primo gol (sua, di Britos) e con quelle gambe aperte in occasione del 2-2 che aiutano lo scatenato Paloschi a confezionare la personalissima doppietta. Il Reina che esce dal «Bentegodi» ha voglia di festeggiare, di spegnere le candeline a modo suo: «Miglior regalo di compleanno non potevo ricevere. Sono contentissimo per questi tre punti: devo un grazie ai miei compagni e un forza Napoli alla gente» .
CIAK – Ma quando le tenebre stanno inghiottendo ciò che resta d’un sabato particolare, il calcio del Terzo Millennio concede altro ancora: permette a Pablo Armero, protagonista part-time, di sfogarsi con una foto e con poche righe tra il sacro e il profano: «Con Inler, Higuain e Zuniga dopo aver vinto contro il Chievo. Grazie a Dio» .
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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