Centocinquanta minuti in campionato (e spezzoni in Coppa Italia ed Europa), più della metà dei quali (79) vissuti intensamente nel giorno della festa al San Paolo. Nel giorno del saluto alla squadra (e di qualche addio . . .), nel giorno dei fuochi pirotecnici a bordo campo, con il countdown scandito dal presidente. Ma petardi scoppiettanti anche per lui in campo, per un Omar El Kaddouri partito finalmente titolare e svelatosi nella versione più consona alla sua fama. Che lo aveva preceduto, in arrivo dal Brescia (in comproprietà) ma che poi non s’è manifestata durante la cavalcata verso la Champions. Per tutta una serie di motivi, perché di base c’era una pressoché intoccabile gerarchia, e quindi non per demeriti dello stesso. Che di occasioni ne ha avute (frazionate e diluite) ma non era mai riuscito a lasciare il segno, come stavolta al San Paolo, in quella che in effetti è stata più una vetrina (pure sofferta) ad obiettivo già acquisito. E perciò il 22enne belga di origini marocchine, ha potuto fare le sue giocate in totale rilassatezza, senza cioè l’assillo di dover esplicitare il suo valore a tutti i costi. “Un piccolo Zidane” così s’era pronunciato Corioni prima trasferimento, con successiva conferma: «Il Napoli ha fatto un affare».
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