Ecco quanto racconta una mamma in una sua lettera inviata al “Napolista”
Ieri sono andata allo stadio Collana ad iscrivere mio figlio alla Scuola Calcio. Ce n’è una buona, una tra le migliori in città, li vedo pure dal balcone di casa mentre si allenano. L’anno scorso non riuscimmo ad entrare perché mio figlio era troppo piccolo, ed era un anno che aspettavamo l’inizio delle lezioni. Bene, ho scoperto che quest’anno il corso era già pieno di richieste prima ancora di iniziare. Cioè pare che quest’anno i bambini siano tornati a desiderare di imparare a giocare a pallone. E questo non può non essere merito di questo grandissimo Napoli. Non solo i ragazzini tornano a giocare nelle strade e nelle piazze con le magliette di Hamsik, Lavezzi e Cavani addosso, ma anche le scuole calcio tornano ad essere piene di iscritti.
Mi è dispiaciuto non poter iscrivere mio figlio, ovvio, dirottarlo su una squallida palestra, ma sono contenta che questa squadra sia riuscita laddove solo Maradona finora era arrivato. Certo, mi lascia perplessa il nuovo innamoramento di una parte della città al pallone, il fatto che mentre eravamo in C e poi in B quasi si faceva finta di non essere tifosi e che adesso, se entri in un negozio a comprare il pane, ti senti salutare con un “forza Napoli” anziché con il consueto “buongiorno”. Mi fa sorridere ‘sta cosa. Però è bello. Perciò non voglio distinguere tra vecchi tifosi e nuovi tifosi. Questo è uno di quei casi in cui non mi dispiace essere definita “vecchia”, anzi, me ne fregio. Con la certezza che, alla fine, io resterò comunque lì, anche quando gli stadi si svuoteranno dopo le sconfitte. Le certezze, a volte, aiutano a vivere meglio. Il colore azzurro della passione, poi, non ne parliamo. E Forza Napoli. Sempre.
La Redazione
P.S.
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