«È nato con il pallone»: la pennellata di Edy Reja è una definizione semplice ma efficace come poche. Marek Hamsik calcisticamente ha mosso i primi passi a Brescia, è cresciuto con lui a Napoli, adesso con Benitez sta per consacrarsi definitivamente. «Lo osservavo tutti i giorni in allenamento, serio, scrupoloso e dicevo a me stesso: questo prima o poi esploderà, diventerà il più forte del mondo. Marek può accompagnare per mano il Napoli verso la conquista del terzo scudetto e quest’anno l’Europa calcistica che conta si accorgerà di lui». Un po’ Gerrard e un po’ Lampard: è questo Marek? «No, è Hamsik e basta. Può diventare più forte di entrambi, non ha raggiunto la piena maturazione ed è già un fenomeno». La sua dote migliore? «La testa. Vive per il calcio, non gli frega niente dei soldi, del lusso, della notorietà. Altrimenti non vivrebbe al Villaggio Coppola. Diventerà capitano, simbolo e bandiera del Napoli, è un predestinato del calcio e della storia della squadra azzurra». Reja, ci descriva l’evoluzione tattica di Marek. «Non deve essere ingabbiato da alcun tipo di schema. E nemmeno giocare da mediano, come ha fatto qualche volta nella scorsa stagione. Peggio ancora se schierato da seconda punta, spalle alla rete. Deve avere la porta dinanzi a sé e giostrare tra centrocampo e attacco. Quando il Napoli ha preso Benitez, sapendo che lo spagnolo attua il 4-2-3-1, mi son detto: se Hamsik farà il centrale dietro la punta diventerà imprendibile perché quello è il suo ruolo naturale. Mi pare che le cose stiano andando esattamente in questa direzione». Molte volte si trova al posto giusto nel momento giusto: come fa? «Questa è una dote innaturale che accompagna solo i grandi campioni. L’istinto lo porta dove andrà a cadere la palla anche se spesso lui non dovrebbe essere in quella zona di campo. Il secondo gol di Verona ne è la prova più evidente». Quattro gol in due partite, capocannoniere del campionato: se l’aspettava? «Tutto quello che fa Marek non mi sorprende. Quest’anno ci farà divertire». Andrà via come Lavezzi e Cavani? «No, ha un altro modo di pensare e vivere il calcio, è soprattutto un uomo di parola. È un giocatore di livello mondiale eppure in questa sessione di mercato nessun club prestigioso lo ha cercato: vi siete chiesti perché?».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
A.F.
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