La chiave può essere questa: per rendere al top e trasmettere lo spirito giusto alla Lazio, usando un avverbio che gli è caro, Reja deve sentirsi “particolarmente” sotto pressione. Dopo la doppietta nel derby con la Roma, tre sconfitte in quattro partite. Strano, ma vero. Non s’era mai visto un effetto boomerang, di solito accadeva il contrario. Chi vince il derby, moltiplica energie ed entusiasmo. Forse anche gli elogi e l’autostima in eccesso, aggiunte agli infortuni di Lulic e Klose, hanno sgonfiato la Lazio. Al Tardini non sembrava una squadra in lotta per la Champions. Sopraffatta dalla velocità e dalla corsa del Parma, graffiata da altri due gol presi nel primo quarto d’ora (sono 11 dall’inizio del campionato), distratta sui calci piazzati, come se non ci fosse la voglia di arrivare al traguardo del terzo posto.
FINALISSIMA – Discutibili alcune scelte di Reja, che rispetto ad altre occasioni aveva da scegliere. Le critiche, spesso ha raccontato il friulano, lo stimolano e lo portano a fare meglio. Così ieri, nel classico appuntamento del lunedì, zio Edy s’è messo in discussione. E ha dato segnali più forti rispetto al dopo-partita del Tardini. «Con i giocatori analizzerò cosa non è andato a Parma. Dobbiamo girare pagina e metterci più attenzione. Continuiamo a prendere gol evitabili, sono aspetti da correggere, ma che si verificano da tempo, non sono successi soltanto sabato. Sapevamo benissimo che la squadra di Donadoni sarebbe partita forte: se vogliamo centrare l’obiettivo, non possiamo giocare così. Ora non serve andare a cercare i responsabili, chi ha sbagliato sui calci piazzati. Le responsabilità sono di tutti, me compreso. Non possiamo pensare di non essere criticati, ma dobbiamo metterci in discussione in ogni partita. Ora basta errori, da qui alla fine non dobbiamo mollare niente». Mezz’ora di confronto con la squadra all’interno degli spogliatoi. Poi di nuovo in campo. Nonostante si sia quasi fermata, la Lazio è ancora terza da sola, precede di tre punti Napoli e Udinese. Sabato Reja si giocherà la Champions e forse anche un bel pezzo di panchina nel confronto con Mazzarri. «E’ una finalissima. Poi resteranno altre sette partite, ma penso che gran parte del nostro destino si deciderà nel confronto diretto» .
GRINTA – Serve una scossa alla Lazio e chissà che l’omaggio a Long John, scomparso domenica in Florida, non aiuti a ritrovare lo spirito perduto. «Chinaglia ha fatto la storia della Lazio. Io non l’ho conosciuto personalmente, lo ricordo come tutti, era un grande atleta. Un trascinatore. Carisma e temperamento. Dal punto di vista della carica agonistica si è sempre contraddistinto. Non mollava mai. Noi dobbiamo prendere esempio da queste doti e questo modo di intendere calcio che era di Chinaglia». Reja s’è tirato su per le sconfitte di Napoli e Udinese, accomunate al destino della Lazio. «Guardando anche le altre squadre mi sembra che tutte quelle impegnate in Europa stiano pagando ora la fatica e avvertano un calo di concentrazione» .
TRAGUARDO – La classifica, però, dice che la corsa Champions è tutta da giocare. «Abbiamo ancora un margine di vantaggio e tutto il tempo per recuperare. Si stanno avvicinando quelle che prima erano molto lontane come la Roma e l’Inter, noi abbiamo lasciato le penne a Parma e sciupato un’altra occasione per prendere il largo. Ma non è finita qui. Guardiamo solo alla partita di sabato perché penso che sia determinante» . Reja ha perso anche Dias, non avrà Lulic e Klose. Al Napoli mancheranno Gargano, Zuniga e forse Maggio. «Il Napoli ha sempre giocato allo stesso modo, ma dietro non penso cambierà. Mazzarri ha anche altre soluzioni sulle zone laterali».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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