S’era innamorato di Napoli già prima di arrivarvi. Cavani restò colpito al termine di una gara giocata al San Paolo nelle fila del Palermo. Tutto lo stadio a cantare «’O surdato ‘nnammurato». Una scena che lo emozionò tanto al punto da chiedere all’amico Gargano se il pubblico napoletano fosse stato sempre così caloroso. Il «mota» gli rispose che lo era anche di più. E da allora Cavani ha cominciato ad immaginarsi con la maglia del Napoli. Facile, poi, per De Laurentiis (e Mazzarri) durante i Mondiali in Sudafrica convincerlo a trasferirsi all’ombra del Vesuvio quando Zamparini ormai s’era rassegnato a cederlo. Cavani divideva la camera con Gargano nel ritiro con la Celeste, figurarsi. Il «mota» diede la spinta finale: «Vieni a Napoli, faremo grandi cose insieme e ti aiuterò io ad ambientarti».
La vita di Cavani fuori dal campo è quella di un ragazzo normalissimo, non di un campione del calcio. Una passeggiata con la moglie Maria Soledad, una gita con i Gargano, Walter e Miska Hamsik, un salto ai centri commerciali della zona. Nulla di straordinario, anche perchè da atleta di Cristo, lui preferisce frequentare un paio di centri per cristiani-evangelici, isolarsi per meditare, concedersi al prossimo. A differenza di Lavezzi, a lui ed a Maria Soledad non dà fastidio più di tanto se per strada li fermano per una foto-ricordo o un autografo.
Cavani ha scelto inizialmente di andare ad abitare a Lucrino, zona Campi Flegrei, un posto per chi ama la quiete e non così chic come Posillipo. Qui gli hanno garantito la privacy, non lo hanno assillato più di tanto, dedicandogli persino una rotonda stradale. Finché un giorno, mentre lui e la moglie erano in Uruguay, non gli hanno svaligiato e messo a soqquadro la casa. Dallo spavento, non tanto per l’entità del furto subito, i coniugi Cavani si sono trasferiti al centro di Napoli, dalle parti di via Tasso, in un parco supervigilato dove Maria Soledad ed il piccolo Bautista, nato nel frattempo in una clinica partenopea, potevano sentirsi tranquilli quando restavano da soli.
L’arrivo di Bautista ha rallegrato la famiglia e modificato qualche abitudine. Meno passeggiate in città, se non per una puntata di shopping nello store plurimarche di via Morelli, piuttosto qualche gita a Roma in via Frattina o via della Vite oppure una a Capri o Positano in compagnia di Walter e Miska Gargano.
Ma nei giorni liberi non poteva mancare una battuta di pesca. Stavolta in acqua di mare. Ci ha pensato Britos, uruguagio anche lui ed appassionato di pesca, ad invitare Cavani a fare escursioni in barca dalle parti di Gaeta muniti di canna ed esca, comprata sul posto. Quasi mai sono tornati a mani vuote. Britos è abile ed esperto nell’usare la lenza, fragolini e piccoli saraghi spesso finiti nel bottino dei due e cucinati alla brace.
Sia lui che Maria Soledad amano la pizza ma soprattutto gradiscono le torte alle fragoline che il pasticciere del Napoli, Sabatino Sirica, usa consegnare ad ogni fine partita, a prescindere dai gol che segna il Matador e dal risultato. Ormai è diventato un rito: la torta per i Cavani è d’obbligo. Come lo era per Lavezzi, del resto, e chissà se a Parigi troverà un altro Sabatino.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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