WELCOME. Si comincia con De Laurentiis, con il contratto da firmare (un dettaglio, of course), si dialoga in senso lato, si resta un po’ inchiodati nella timidezza che può appartenere ad un ragazzone di ventitré anni: insomma, ci si scopre un po’ alla volta, perché poi ci saranno cinque anni per sapere altro. E quando compare, all’orizzonte, Rafa Benitez, lo scenario cambia, diviene immediatamente una giornata didattica, finiscono i convenevoli e parte la nuova esperienza. La scena è semplice da raccontare, vissuta con gli occhi degli altri ma rappresentata fedelmente: di qua Benitez e di là Koulibaly, quando ormai è arrivato l’ora di concedersi una mozzarella ed un po’ di pasta, nel ristorante dell’albergo ch’è «casa-Napoli» da un decennio. Comodo, ragazzo: i bicchieri aiutano a disegnare una linea difensiva e spostarli serve per spiegare i movimenti, come andare in pressione, come non scoprirsi per non farsi attaccare poi alle spalle, come scivolare sugli esterni per andare a raddoppiare con il laterale, come evitare i cambi di campo.
E’ una lezione in stile-Benitez, densa di ironia, in inglese, con il sorriso sulle labbra e le domande che a raffica trafiggono: non c’è nulla da lasciare al caso, men che meno alla vigilia della partenza per le vacanze, e visto che Koulibaly è arrivato meglio interrogarlo, capire cosa veramente sa del Napoli (parecchio), cosa ne pensa, cosa ha intuito del calcio italiano, come va affrontato, come va preparata la sua stagione, cosa dovrà succedere in estate, come si arriverà al ritiro di Dimaro, cos’altro bisogna industriarsi di scovare tra i segreti di un football da vivere in full immersion.
IL TOUR . De Laurentiis, Benitez, poi Bigon, che intanto fissa al volo un summit con l’allenatore, poi gli impegni che ci sono da assolvere in questa prima giornata napoletana, arricchita da un’eco che inorgoglisce Castelvolturno e che arriva direttamente dal Belgio: ad un certo punto, ed è storia recentissima, d’una decina di giorni fa, s’era sparsa la voce che ci fossero ancora margini per poter trattare, che quei sette milioni di euro e spiccioli non accontentassero il Genk; e dal cono d’ombra del mercato, immediatamente ma anche elegantemente, è spuntato il Barcellona per avere informazioni, per capire se fosse tutto vero o se invece si fosse al cospetto di leggende metropolitane. Oui, je suis Kalidou Koulibaly…
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