C’è una colonia made in Naples che veste in granata, quatto giocatori nati tra Napoli e la provincia che stanno vivendo (chi da protagonista e chi meno) la stagione del ritorno del Torino in serie A. Protagonista è sicuramente Danilo D’Ambrosio che da esterno destro di difesa ha giocato 21 volte, segnando i suoi primi due gol nella massima serie e indossando spesso la fascia di capitano. Danilo è nato a Caivano nel 1988, suo fratello gemello Dario gioca in Lega Pro con il Lecce. Un futuro da predestinato segnato dal fallimento della Salernitana dove giocava nelle giovanili, provenendo dalla scuola calcio dello Sporting Caivano. In possesso del proprio cartellino non cede alle lusinghe del Chelsea e con il fratello si trasferisce nella Primavera della Fiorentina, il calcio professionistico lo conosce con la Juve Stabia per poi passare nel 2010 al Torino. Il gioco di Ventura, con due esterni per fascia, ne esalta la potenza fisica e la corsa. Tra cinque partita festeggerà le cento presenze in granata, tutte di corsa macinando chilometri sulla fascia.
Niente sgroppate ma una storia in serie A molto più lunga per Fernando Coppola, portierone nato a Napoli nel 1978 e titolare proprio in azzurro prima nell’anno della promozione in A (con Novellino in panchina) e poi del successivo, controverso, campionato con Zeman. Il boemo lo boccia dopo sole cinque partite e gli preferisce Franco Mancini. In A gioca quindi con il Bologna, la Reggina, l’Ascoli, l’Atalanta. Intanto è stato acquistato dal Milan che, di stagione in stagione, lo manda in prestito. E in prestito gioca al Torino dove subisce un grave infortunio. Una delle tante svolte della sua carriera caratterizzata da grande talento, una profonda religiosità e l’ombra del coinvolgimento nelle inchieste sul calcioscommesse. Il 26 luglio 2012 Coppola viene deferito dal procuratore federale Stefano Palazzi per illecito sportivo in riguardo alla partita AlbinoLeffe-Siena (Coppola era portiere dei toscani). Il 1º agosto seguente Palazzi richiede per lui una squalifica pari a 3 anni e 6 mesi ma il 10 agosto seguente, in primo grado, la Commissione Disciplinare lo condanna a 6 mesi di squalifica (reato derubricato da illecito sportivo a omessa denuncia). Il Tnas infine, ultimo livello di giudizio sportivo, la riduce a quattro mesi, permettendo il rientro del calciatore l’8 dicembre dello scorso anno. A gennaio il ritorno a Torino a titolo definitivo e il ruolo di secondo di Gillet che, ironia del caso, è a sua volta coinvolto nelle inchieste sul calcioscommesse.
Problemi con la procura federale anche per l’ex del Bari Salvatore Masiello, l’altro napoletano a disposizione di Ventura. Coinvolto nell’inchiesta del calcioscommesse, il 26 luglio 2012 viene ufficialmente deferito dal procuratore federale Stefano Palazzi per illecito sportivo in merito a Udinese-Bari (3-3) del 2011. Il 3 agosto Palazzi richiede per lui una squalifica di tre anni e sei mesi, ma il 10 agosto la Commissione Disciplinare della Federcalcio lo assolve perché il pentito che lo aveva accusato, Andrea Masiello, non è stato ritenuto credibile.
Praticamente la stessa vicenda vissuta dall’afragolese Giuseppe Vives che ha giocato con il Sant’Anastasia, la Juve Stabia e il Giugliano prima di esplodere con il Lecce ed approdare al Torino. Come Masiello la sua assoluzione nell’inchiesta calcioscommesse (per Bari-Lecce) è legata all’inattendibilità del pentito che l’aveva accusato, Andrea Masiello.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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