Si chiama progetto: e non è un abuso d’una citazione. E l’idea di calcio maturata in dieci anni, è la testimonianza d’un profilo d’una società che s’è imposto da sola, rotolandosi in un pallone però con la testa piena di iniziative: è la frontiera attraversata di slancio, ripartendo dalla cantina, togliendosi di dosso la polvere del Fallimento, e poi issandosi sino all’Olimpo. E’ la Champions da afferrare per regalarsela ancora, magari andando a fare a spallate nell’incognita dei preliminari; però è anche un drappo verdebiancoerosso dal quale lasciarsi avvolgere, con discrezione: è il Napoli che si rimette in gioco, che risistema se stesso, che si tuffa nel mercato avendo percezione di quel che serva per essere sempre in linea con la Storia, per consegnarsene ancora un pezzettino. «Per non competere soltanto ogni venticinque anni». E’ il codice-Benitez e si ricomincerà da lì, magari senz’aspettare che arrivi la scadenza per esercitare l’opzione: perché ormai il mercato è avviato e sono riflessioni a tutto campo. Poi arriverà l’estate, ma prima, già da un po’, è possibile leggerlo tra le righe: un esterno ed un centrale difensivo, un cervello pensante in mezzo al campo, un bomber che garantisca turn-over a el pipita. E poi chissà, chi può dirlo? Però del domani v’è certezza.
DIFESA – Perché il campo poi provvede da sé: e, affinché ogni cosa rimanga com’è, bisogna che tutto cambi. Il tempo è un gentiluomo e sutura le ferite della difesa: e quattro mesi dopo, gattopardescamente, qualcosa è accaduto. E’ capitato di scoprire che al fianco di Albiol sia cresciuto, e in che misura, Federico Fernandez, rimasto ai margini nel biennio scorso, poi persino costretto a emigrare in Spagna e ora titolarissimo; è poi sbarcato (in Italia) Henrique, che s’industria a destra, fa il mediano ma è soprattutto un centrale e dà garanzie. Però qualcosa resta, ovviamente, da fare: e il difensore di statura internazionale, il leader intorno al quale edificare la propria roccaforte, resta un’esigenza. Un tipino alla Martin Skrtel (29), tanto perché niente muti: uno che sta (ri)facendo le fortune del Liverpool, un ciclone quando attacca (sei reti e un assist, mica male eh?) ed una diga quando difende; un autorevole interprete del ruolo, che sa tutto (ma proprio tutto) di Benitez, che però ha costi elevatissimi. Però il solco da seguire è la Premier e l’idea Koulibaly (23) del Genk è prospettica: il discorso è avviato, si può fare ma senza negarsi altro, innanzitutto Reina, con il quale s’è già cominciato a chiacchierare; poi anche un laterale destro, uno alla Psizczek (28) del Borussia Dortmund. Perché là dietro ci vogliono mani e piedi sicuri.
CENTROCAMPO – Indovinate un po’ qual è il prospetto del centrale di riferimento da sistemare nel bel mezzo del Napoli? Giochino: è sudamericano, gioca nel Barça, sa fare l’interditore, il regista e pure il difensore, parla un giorno sì e l’altro pure con Benitez, è vero ha trent’anni ma….Ma se si chiama Javier Mascherano, è tutta un’altra storia, da leggere con cura, persino con le note a margine: mica detto che si arrivi a lui, mica però negare che pensare sia lecito. Poi si capirà come andrà a finire la Liga, cosa succederà al Barcellona, quali motivazioni e quali sviluppi sorgeranno: però Mascherano governa il plotoncino dei pretendenti al trono; ha talmente tanta personalità che consentirebbe il salto di qualità; poi il curriculum vitae provvede da sé. Altrimenti, tanto per cambiare (?), conviene non staccare mai l’attenzione da Maxime Gonalons (25 appena compiuti), ritenuto da Benitez esemplare sul quale puntare e poi intervenire, metodista un po’ classico e però utile alle due fasi, una «ossessione» mai rimossa, nonostante lo sgarbo di Aulas del gennaio scorso. Ma quando arriverà giugno (e magari luglio) sarà più semplice dimenticare.
ATTACCO – Last but not least: ladies and gentlmen, cercasi bomber, però mica disperatamente. Perché chi ha el pipita ed ha speso quaranta milioni di euro per averli, è già un bel pezzo avanti: cercasi un vice, dunque, un uomo che sappia essere alternativo ad Higuain senza avvertire mal di pancia, consapevole del ruolo; però essendo pure padrone di mezzi tecnici (e di personalità) utili per avvicendarlo. Serve un attaccante che abbia il fiuto del gol, che si sappia sdoppiare – e quindi scalare, eventualmente, alle spalle dell’argentino – che sia maturo ma non troppo: Aubameyang (25 a luglio) è stato nel block-notes di Bigon per un bel po’, il Napoli s’era avvicinato (e quanto) poi è servito altro; e comunque le caratteristiche sono diverse. L’Italia non è necessariamente un Paese per vecchi e Giampaolo Pazzini non va ritenuto tale a trent’anni: l’ipotesi accarezzata in passato ha una sua affidabilità, però rappresenta semplicemente un’opzione nel mare magnum d’un mercato che andrà definito nei particolari (per nulla irrilevanti) d’una campagna che non prevede l’ansia, che verrà affrontata osservando l’universo-calcio per non restare spiazzati. E cominciare dai ventuno gol (attuali) di Higuain consente di starsene sulla riva e aspettare…
Fonte: Corriere dello Sport
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