Goran Pandev è un campione, un artista mancino del calcio pluridecorato. E su questo c’è poco da dire. Però è anche un atipico. Uno che gli atteggiamenti del divo non sa neanche cosa siano: sempre sorridente, disponibile, assolutamente antidivo e saluto per tutti a portata di mano. Il resto è moglie e figli. E qualche amico, da contare sulle dita di una mano, con cui condividere segreti e pensieri. Cene ed emozioni. Napoli. Questo è Goran il macedone, l’uomo del triplete (interista) passato alla storia e del poker di coppe Italia. Quattro assi calati così, uno dietro l’altro: «Ma quella conquistata quest’anno con gli azzurri è stata la più bella in assoluto».
LA CRICCA– E allora, la sua Napoli. La città di un genio del pallone che, a tratti, potrebbe essere paragonato al Luciano De Crescenzo versione professore Bellavista. Il motivo? Semplice: come il professore, che nei libri e nei film della saga si circondava di persone vere, niente fronzoli e neanche milioni e ostentazioni, anche Pandev ama frequentare pochi amici ma decisamente buoni. Sinceri, disinteressati. Il più caro si chiama Lello Romagnoli, che di Goran è anche l’anfitrione in città al volante del suo taxi bianco; poi, nella cricca, ci sono anche il portiere (di un palazzo, non di una porta di calcio) e il barista. Gente comune perché lui, Pandev, è un ragazzo come tanti.
I GIOVANI– Splendido spaccato della vita privata del macedone, 29 anni da compiere il 27 luglio, che della sua Nazionale è la leggenda, nonché il capitano e il miglior realizzatore di tutti i tempi. Un divo, un personaggio dal peso specifico enorme che lui, però, proprio non riesce a far sentire. Sarà ripetitivo, sembrerà strano, ma l’umiltà è la caratteristica che rende Goran quasi unico nel panorama calcistico. Un altro esempio? Non di rado invita a cena un po’ di ragazzini del settore giovanile del Napoli: tutti a bocca aperta davanti al mito. E lui? Ci ride. Spallucce.
I LUOGHI– Della città, comunque, non conosce ancora tutto: nel primo anno dell’esperienza azzurra, la sua vita si è snodata più che altro tra il centro sportivo di Castelvolturno e la casa di Posillipo. Calcio, amici e famiglia: la moglie Nadica detta Nadia, sposata qualche settimana fa anche in chiesa a Strumica, la casa dei Pandev in Macedonia, e i due figli: Ana e Filippo. La più piccola nata a Napoli a ridosso di Natale e il maschietto a Milano. E’ la mattina, il momento migliore per sperare di incontrarlo in giro: Goran e i suoi amano trascorrere qualche ora sulle terrazze dei bar di Posillipo, gustando quiete e panorama, mentre la sera, al di là delle cene in casa, è stato avvistato anche a Marechiaro, nell’incanto della Finestrella, ghiotto com’è di pesce.
IL NUMERO 19– Sapori napoletani e non solo: ama il basket Nba, la musica di Bregovic e Arnaudov (musicista macedone scomparso di recente, di cui sta leggendo la biografia), e i film di Kusturica. E poi ha un chiodo fisso, il numero di maglia: l’anno scorso prese il 29, ma quest’anno tornerà al suo prediletto, l’amuleto, il 19, l’anno scorso scelto prima del suo arrivo da Santana. Spesso a Napoli, e dunque al San Paolo, si vedono anche mamma e papà, che gestiscono i negozi di abbigliamento della famiglia a Strumica, mentre il fratello minore Sasko, 25 anni, scappa appena gli impegni calcistici lo consentono (gioca in patria nell’FK Renova, in attacco). Una curiosità: anche Sasko, come Goran, quest’anno ha conquistato con la sua squadra la coppa nazionale. Un vizio di famiglia.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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