C’era già stato a Napoli, con l’Utrecht, da avversario. Tre anni prima. E non gli dovette sembrare un granché. Il San Paolo era triste, vuoto, una di quelle notti da girone di Europa League. Ci sarebbe tornato. E presto. Quella mattina, appena arrivato rimosse ogni vecchio ricordo. C’era il sole. Era sabato mattina. Volo diretto su Capodichino, visite a Cerreto Sannita, poi lo splendore del lungomare. La fidanzata, Katrin, si fece subito un selfie. Foto e commento. «Siamo in paradiso». In ritardo però. Eh sì perché Mertens, a Napoli, poteva arrivarci già due anni prima. Mazzarri aveva dato l’ok. Doveva essere il sostituto di Lavezzi. Poi altre scelte. Storie di mercato, e di nomi che poi tornano. E mettono tutti d’accordo. Riunione a Liverpool. Presenti Benitez, Bigon e lo scouting. Liste di nomi per ogni ruolo. L’esterno giusto era però per tutti lui, Dries Mertens. Detto, (affare) fatto. Otto milioni e mezzo al PSV e stretta di mano con Soren Lerby, il procuratore, ex centrocampista danese ormai signore di mezza età. Dries Mertens al Napoli. Esterno, trequartista, crea, segna e corre. Il jolly della trequarti. Destro di piede. Però preferibilmente di là, a sinsitra, per rientrare e calciare. Sì, pure lui, proprio come Insigne. Il ballottaggio è totale. Fisico, tecnico e anche tattico. Il belga ha un centimetro e due gol in più (8-6). Sono pari negli assist (5). E ha meno presenze da titolare (20-17). E’ la stessa, invece, la stima di Benitez e la speranza di andare ai mondiali. Due titolari veri, insomma. L’esordio di Mertens col Bologna, in casa: 18′. Qualche guizzo, un po’ di giocate e la sensazione di chi ancora si guardava intorno. «Ma dove sono?». Ambientamento. E’ così che va per gli stranieri. Un po’ alla volta e sempre meglio. Ora 2230′ giocati, 41 presenze totali. Personalità, talento e numeri. Cioè guizzi e statistiche. L’uomo dei 100 assist al PSV s’è rivelato al San Paolo col Livorno. Un razzo. Sfreccia e mette Pandev in porta. Il suo primo gol, contro la Fiorentina. E da lì è un crescendo. Tiro a giro da sballo con l’Inter. Doppietta alla Sampdoria: tiro di volo e punizione maligna. Al Bentegodi scappa, finta e mira il secondo palo. Lucido. Freddo. Come dal dischetto a Livorno. E’ però con la Juve che si scalda. Aveva male alla caviglia. Entra e segna di forza. Agile e pure potente. Otto reti totali. Ce n’è anche una in Coppa alla Roma. Quelli come Mertens è difficile lasciarli fuori. Ma pure Insigne. Perciò è ballottaggio…
Fonte: Corriere dello Sport
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