Padrone di San Siro e una serata che, per questione di centimetri, non è diventata perfetta all’improvviso. L’immagine-copertina della notte con l’Inter l’ha regalata Gokhan Inler, il migliore in campo, sfilando via verso il tunnel che porta dritto nel ventre del tempio del calcio italiano: Handanovic, vecchio amico dei tempi dell’Udinese, si avvicina per ringraziarlo di averlo risparmiato, con la preziosa collaborazione di un palo. Siparietto divertente ma non troppo, ripensando a quel sinistro secco respinto a portiere battuto dalla jella: la grande prestazione, una delle migliori da quando indossa la maglia del Napoli, però resta. Eccome. E ora: «Pronti per la finale con la Fiorentina» . Firmato, G88 il twittatore.
Questo sono io. E allora, il giorno dopo il pareggio con Mazzarri. Un giorno positivo, tutto sommato, sia a livello personale sia per la squadra. Il souvenir conservato in valigia da Inler direttamente a Milano? La consapevolezza che la passerella verso la notte dell’Olimpico non è stata niente male. Buona a dire poco, la sua partita, sia in fase di regia sia in quella di contenimento.
Fiorentina. La continuità, ecco cos’è mancato a Gokhan. La costanza: perché di qualità, beh, ne ha da vendere. Fermo restando una stagione tutto sommato positiva. Momento migliore per incrementare il ritmo, comunque, non poteva scegliere il capitano della Nazionale svizzera (nonché vice di Hamsik prescelto sabato da Rafa): la sfida con i viola in programma a Roma tra cinque giorni vale tanto, tantissimo. Ecco perché Inler suona la carica senza mezzi termini: «Con l’Inter non abbiamo vinto, ma abbiamo fatto una grande partita: ora pensiamo a preparare bene la finale di sabato ».
Il ricordo. Un refrain, per lui, il film che andrà in onda sabato all’Olimpico: nel 2012, in quel grande giorno di maggio che valse il primo trofeo dell’era De Laurentiis, c’era anche lui in campo. E la fece da padrone: diciamo che Inler è un po’ il simbolo del Napoli di Benitez, nel senso che, nelle notti che contano, difficilmente stecca. In carriera, tra l’altro, finora ha vinto piuttosto poco: due campionati svizzeri a Zurigo, insieme con Dzemaili, e proprio la Coppa Italia nel 2012 con la maglia azzurra. Stop. La fame è atavica.
Il futuro. Bene, non resta che accelerare e darci dentro. Il pensiero, conoscendolo un po’, sarà però già fisso alla finale. E al futuro: con la Svizzera, pronta a cimentarsi nel Mondiale brasiliano, il secondo per Inler dopo quello vissuto nel 2010 in Sudafrica, e con il Napoli, considerando che il tecnico spagnolo lo ha inserito nella lista degli uomini su cui fondare la seconda parte della Rafavolution.
Fonte: Corriere dello Sport
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