Caro direttore, siete stati troppo prudenti. Ho letto il vostro articolo intitolato «Chi paga gli arbitri» e la prima impressione che ho avuto è che siete stati davvero prudentissimi. Tra Figc e Fiat, quindi tra Figc e Juventus, non c’è un presunto conflitto di interessi: c’è un palese conflitto di interesse. La federazione paga gli arbitri, ma la Fiat paga la federazione, quindi la Fiat paga gli arbitri: è un ragionamento logico. E sta diventando una cosa decisamente insopportabile.
L’Italia sta cambiando, tutti sospettano di tutti, ma l’unico settore in cui si tollerano ancora queste cose è il calcio. L’Aia è la settima componente della Federcalcio, ma gli arbitri dovrebbero diventare una categoria professionale ed avere una propria federazione, come succede in tutti gli altri sport. Altrimenti i condizionamenti sono ovvi. E vi spiego il perché.
Come ho letto sul vostro Quotidiano, l’intero budget degli arbitri italiani si aggira sui 3,8 milioni di euro. Una cifra che un’azienda come la Fiat può facilmente coprire. In più, i fischietti più partite dirigono, più soldi guadagnano. Per non essere sgraditi, devono fare delle cose ovvie, cioè non dare fastidio. Sono cose che forse farei anche io, ma per fortuna il mio mestiere non è l’arbitro.
Ma gli episodi sono talmente evidenti che non si possono non citare. Prendiamo il caso di Rizzoli, l’arbitro che ci rappresenterà ai Mondiali: i suoi errori spuntano nel derby di Torino, ma è lo stesso arbitro che ha rovinato la partita Juve-Roma con quelle due espulsioni ridicole. E Rizzoli è anche l’arbitro di linea di Catania, che via radio consiglia Gervasoni di annullare il gol dei rossoblu. E Gervasoni è l’arbitro che ha dato quattro giornate di squalifica a Borja Valero, e nonostante l’enorme errore viene comunque designato come giudice di porta per Milan-Juve. I nomi sono sempre gli stessi e non è certo un caso.
L’obiettivo è chiaro, ed è stato reso ancora più evidente tutte le volte che è stata fermata la Roma. La squadra di Garcia aveva fatto una sequenza di risultati e poteva scappare, ma è stata bloccata in due partite chiave, con il rigore negato a Pjanic contro il Torino e i due rigori negati a Bergamo. In questo momento la Juve viene aiutata perché sta passando un momento di grande difficoltà, tutti lo sanno. I regali contro Verona e Torino valgono tre punti in più, che non sono pochi.
A me non interessa però che la Roma, il Napoli o la Fiorentina siano davanti. Certamente se non ci fossero queste influenze dall’alto il campionato sarebbe più pulito, anche per quanto riguarda i due pesi e le due misure su striscioni e cori razzisti.
Vogliamo paragonare l’odioso striscione sulla strage di Superga con un coro? La Roma viene punita con mezzo Olimpico chiuso, una cosa illegale visto che il coro non è stato fatto in campionato, mentre allo Juventus Stadium, dove tutto sarebbe facilmente controllabile, fanno entrare striscioni come quello sui morti di Superga. Non è però una novità questa situazione. Il nostro campionato per me da sempre è un campionato «italiano-juventino», lo scettro del potere lo ha da sempre la Juventus, tranne qualche raro caso tipo Verona o qualche vittoria di Inter e Milan, che visti gli squadroni che hanno creato negli anni non potevano che vincere.
Oggi la situazione è peggio di Calciopoli: lì si trattava di qualcosa di quasi eccezionale, hanno voluto usare Moggi visto che ormai gli aiuti erano troppo palesi. Oggi però si tratta di normalità, che è ancora peggio di quanto visto durante l’era Moggi. E la cosa più negativa è che nessuno ne parla, essendo appunto ormai diventata una cosa normale che la Juve venga aiutata.
Il ragionamento che voi avete fatto, anche se l’avete trattata come una provocazione, è la perfetta lettura di quanto sta avvenendo in Italia: ci sono pressioni dall’alto, qualcuno deve vincere. E chi dice il contrario sinceramente mi fa ridere.
Paolo Liguori
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