Non c’è l’ha fatta – Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira – per tutti semplicemente Sócrates è morto. I colpi di testa fuori al rettangolo verde hanno di prepotenza cancellato quelli tacco con i quali incantava le platee Mondiali. “Adeus Doutor” – Addio Dottore; titola semplicemente così un articolo su globo.com – versione interattiva del quotidiano sportivo verdeoro – ripercorrendo poi, nel dettaglia, quella che è stata la carriera dell’atleta e la triste cronaca che ha segnato il suo addio. Rendiamo omaggio a una figura indelebile di un calcio ormai andato; una sorta di figura mitologica come “Atlante” condannato a tenere sulle spalle un mondo statico ciondolato dai palleggi che attutiva con il tacco di Dio.
Nato a Belèm, Capoluogo dello Stato del Parà nel Brasile, da una famiglia benestante, Sócrates si laureò in medicina senza però mai esercitare la professione di medico.
Gli inizi col Botafogo e la “democrazia corinthiana” Comincia a scaldare il tacco nel Botafogo di Ribeirão Preto nella primavera ‘74. Ma è quattro anni piu’ tardi che il carisma e la personalità vanno ben oltre i confini di gioco delineati dal campo. Nel 1982 ebbe inizio il periodo della cosiddetta Democrazia Corinthiana, dove Sócrates, Wladimir e Casagrande si rendono protagonisti.
Nell’aprile dello stesso anno il club subisce il cambio di presidenza, Vicente Matheus – per fine mandato – lascia il posto a Waldemar Pires. Inizia così l’autogestione del club. Da quel momento la conduzione della squadra diventa democratica, si vota su tutto anche sulla formazione che deve scendere in campo, componenti della rosa e della dirigenza avevano lo stesso diritto di voto e lo stesso peso di opinioni. Il metodo adottato conquista risultati sul campo e nel 1982 e nel 1983 la squadra vince il Campionato Paulista. Nel 1984 però Sócrates e Casagrande lasciano il club, e la Democrazia Corinthiana di fatto termina.
Il flop italiano con la Fiorentina I successi ottenuti con il Corinthians valgono al dottore impegnato il biglietto per il campionato italiano, sponda Firenze. L’estro calcistico e culturale del brasiliano restarono però ingarbugliati nella complessità di esprimere i propri sistemi in allenamento e peggio ancora dalla difficoltà di quest’ultimo di inserirsi negli schemi di gioco. E così prematuramente fece ritorno in patria.
Il capolinea prima Brasiliano e poi Inglese Tornato in patria il dottore veste le casacche di Flamengo e Santos ma ormai il centrocampista affronta il presente armato solo dei ricordi e così appende definitivamente le scarpette al chiodo nell’88, salvo poi riprenderle sedici anni dopo con il Garforth Town, squadra dilettantistica inglese, di cui fu anche allenatore.
Mai vittorioso in Nazionale Contraddittoria anche l’avventura del Dottore con la Seleção: non ha infatti mai vinto un mondiale con il Brasile; l’Italia prima e la Francia poi hanno strozzato in gola l’urlo del capitano nelle edizioni Mondiali del ’82 e ’86. Stessa sorte nella Coppa America, fermo ad un passo dal gradino piu’ alto del podio per ben due volte (terzo nel 1979 e secondo nel 1983).
Tommaso Lupoli
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