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E i pm di Napoli stanno per inviare tutti gli atti alla Figc

E i pm di Napoli stanno per inviare tutti gli atti alla Figc

Interrogatori, intercettazioni telefoniche, sequestri di computer, testimonianze. Eccola l’inchiesta napoletana che da mesi tiene in apnea il tifo azzurro, più per i potenziali risvolti disciplinari che per gli sbocchi penali. Vicenda per alcuni versi esplorata (specie dopo blitz di pg e interrogatori di indagati), tutto ruota attorno alla posizione dell’ex terzo portiere del club azzurro Matteo Gianello. Per cinque anni nella rosa partenopea, è al centro di una vicenda investigativa che potrebbe chiudersi a breve. C’è attesa per le conclusioni investigative sul cammino del Napoli «visto» alla luce di intercettazioni telefoniche e relazioni pericolose dello stesso Gianello. È il 15 giugno dello scorso anno, quando la riserva azzurra viene ascoltata su alcune conversazioni con i fratelli Federico e Michele Cossato (ex compagni di squadra del Chievo) e Silvio Giusti. Difeso dal penalista Vincenzo Maria Siniscalchi, Gianello viene interrogato su Sampdoria-Napoli (16 maggio del 2010, 1-0), ma anche su alcuni spunti investigativi legati a Lecce-Napoli (8/5/2011, finita 2-1) e Napoli-Inter (15/5/2011, 1-1), finita con un pari destinato a spalancare le porte delle due squadre per l’accesso alla Champions dello scorso anno.
Manca poco, per conoscere le conclusioni del pool guidato dal procuratore aggiunto Gianni Melillo, rappresentato dai pm Antonello Ardituro, Danilo De Simone, Vincenzo Ranieri. Indagine per frode sportiva su uno scenario associativo, qual è il punto su cui batte la Procura? Partiamo da una premessa: stando a quanto trapelato finora non ci sono prove di partite combinate, ma tutto ruota attorno a un presunto tentativo (rimasto solo abbozzato) da parte di Gianello di convincere alcuni compagni di reparto ad agevolare la sconfitta del Napoli contro la Sampdoria, nell’ultima del campionato 2009-2010. Stando a quanto dichiarato da Gianello, l’ex portiere del Napoli avrebbe provato ad accennare la proposta ai difensori Paolo Cannavaro e Gianluca Grava, ricevendo risposte negative e piccate dai due colleghi di spogliatoio. Anzi. Sentiti dai pm napoletani come persone informate dei fatti, i due difensori negano su tutta la linea: non hanno mai ricevuto richieste di combine in cambio di soldi, né sono a conoscenza di tentativi di condizionamento dei match azzurri.
Tutto chiaro da un punto di vista penale, in uno scenario in cui non rischiano alcun rilievo i due difensori coinvolti dal racconto di Gianello e la società azzurra, mai come in questo caso parte offesa della presunta trama svelata dalle indagini della Mobile partenopea. Più complessa la questione sul piano della giustizia sportiva. Probabile infatti la trasmissione degli atti dalla Procura del Centro direzionale agli organi federali, dove – anche se è meglio non azzardare soluzioni – lo scenario potrebbe cambiare. Esiste una responsablità oggettiva del Napoli per il coinvolgimento di suo tesserato? C’era l’obbligo di denunciare il tentativo di combine da parte dei due calciatori, ammesso che sia vera e dimostrata la versione di Gianello? Roba da sottoporre all’attenzione di Stefano Palazzi, da anni capo della Procura federale.
Viaggia su un altro binario, invece l’inchiesta del pool dell’aggiunto Rosario Cantelmo, che ipotizza il controllo di flussi di scommesse da parte della camorra stabiese.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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