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E’ caccia ai complici di De Santis. Secondo le ricostruzioni sarebbero almeno tre

Solidarietà. Per questo la famiglia ha accettato l’offerta degli avvocati Pisani, i fratelli Angelo e Sergio, che sono di Scampia come gli Esposito. Sono gli stessi legali di Diego Armando Maradona e difenderanno Ciro Esposito a titolo gratuito. «Ci aspettiamo un gesto di solidarietà verso gli Esposito anche da parte del presidente del Napoli, De Laurentiis, e del sindaco De Magistris» ha spiegato Angelo Pisani. Intanto, la solidarietà è scattata dagli ultrà di Lazio e Genoa, che hanno raccolto fondi per pagare ai familiari di Ciro le prime due notti in albergo. Da ieri ai genitori è stato “prestato” un appartamento, sempre per iniziativa della tifoseria organizzata laziale.

L’inchiesta. Sul fronte delle indagini comincia a emergere la verità su quanto è successo sabato pomeriggio a Tor di Quinto. Le immagini di un video amatoriale, girato da uno dei pullman di tifosi napoletani, riprendono decine di teppisti armati di bastoni che si infilano nel viottolo del circolo Ciak, dove lavorava De Santis. Gli inquirenti, sulla base delle testimonianze, si sono convinti che De Santis non abbia agito da solo. E stanno cercando almeno altre tre persone, coperte da un casco integrale, che erano sulla scena del crimine in compagnia dell’ex ultrà della Roma. Da giorni i parenti e gli amici di Ciro Esposito parlavano di almeno quattro tifosi romanisti e di «diverse pistole che hanno sparato in aria, mentre una sparava ad altezza uomo. Ma la polizia dov’era?» . Forse avevano ragione. Anche se rimane oscuro il casus belli. La questura aveva parlato di una provocazione a colpi di bombe carta e fumogeni innescata da De Santis, i napoletani denunciano un «agguato premeditato» mentre da fonti interne al mondo ultrà romanista si sussurra che siano stati alcuni napoletani a studiare lo scontro in una sorta di regolamento di conti.

Grave. Nel frattempo De Santis è ricoverato in gravi condizioni in un altro ospedale romano, sorvegliato ventiquattr’ore su ventiquattro dalla polizia. Oltre alla frattura alla tibia ha lesioni in tutto il corpo. Agli investigatori ha giurato di non aver sparato ma le testimonianze incrociate e i filmati, secondo la Digos, lo inchioderebbero. Su di lui, da molti anni lontano dagli stadi, pende un processo per tentato omicidio. La donna che per prima l’ha soccorso, Donatella Baglivo, anche lei al lavoro nel circolo Ciak, dice di aver visto «un numeroso gruppo di persone che aggredivano Daniele con calci, pugni e bastoni. A un certo punto ho visto una pistola e l’ho buttata nella spazzatura. L’ho fatto per evitare che qualcuno potesse usarla» . Chissà se era quella che ha colpito Ciro Esposito.

Fonte: Corriere dello Sport
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