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E a Capri i giocatori brindano alla pace

C’è tutto un intrigo di giochi di parole e retroscena, dietro il triangolo che ha unito il Napoli – inteso come squadra -, Mazzarri e De Laurentiis. Ci sono una vacanza premio a Capri, la partita con la Juve e poi un’altalena di sentimenti: tristezza, rabbia, gioia. E allora, la storia di un albergo che diventa amuleto: già ieri, in un giorno da teatro dell’assurdo degno di Ionesco, qualche calciatore azzurro ha cominciato a godere del regalo del presidente per lo splendido campionato: un soggiorno caprese gentilmente offerto.

All’hotel Quisisana. Un nome, una garanzia. Per una pace siglata all’improvviso. Sono più o meno le 21, quando esplode la festa dei giocatori: i telefoni scottano, le preghiere sono state esaudite. Sì, le preghiere e le speranze: i giocatori delNapoli hanno sperato fino all’ultimo istante utile, anche dopo l’incontro con Gasperini, che Mazzarri restasse: da capitan Cannavaro fino all’ultimo dei giovanotti, tutti adorano letteralmente il tecnico toscano.

Credono in lui ciecamente. E con lui vogliono lavorare, crescere e sognare. È stato così sin dalle prime avvisaglie della rottura e fino alla notte di Torino. Teatro di una scena che ha fatto riflettere: Mazzarri non è riuscito a nascondere la sua tristezza, dopo la partita; e nello spogliatoio continuava a camminare e a ripetere mezze frasi che racchiudevano l’idea del rimpianto. E si sa, da che mondo è mondo, è meglio un rimorso. La squadra ha sempre creduto nell’inizio di un ciclo vincente, ma la professionalità ha avuto il sopravvento: i calciatori hanno fatto i calciatori; spettatori, interessati e anche arrabbiati, ma silenziosi. Nessuna crociata, soltanto rispetto per le parti in causa. Torino, dicevamo. Stadio Olimpico: Mazzarri fa i complimenti per la prestazione, prende le sue cose e va via di corsa. Salutando e dando appuntamento ai suoi ragazzi.

 

La Redazione

F.C.

Fonte: Il Mattino

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