Un pari inutile figlio più delle manchevolezze del Napoli (e alla fine anche dell’arbitro De Marco) che delle virtù del Novara che, pur con i suoi mezzi limitati, ha comunque fatto la partita giusta, combattendo su ogni pallone, presidiando la propria area e trovando anche il gol del momentaneo vantaggio con Radovanovic su punizione. Ma il Napoli ha regalato ottanta minuti alla squadra piemontese. Perché a Mazzarri è bastato inserire un regista in mezzo al campo negli ultimi dieci minuti per ritrovare un minimo di ordine, geometrie e il gol del pari. Resta da capire perché mai Inler sia stato spedito in campo così tardivamente. Una risistemazione più logica della squadra ha modificato profondamente gli equilibri e se De Marco (una direzione di gara incomprensibile: è giusto lasciar giocare ma i falli, soprattutto quando possono condizionare un’azione, vanno fischiati) non avesse deciso di fare come Ponzio Pilato in occasione dell’intervento dubbio di Ujkani su Pandev proprio all’ultimo secondo, Mazzarri avrebbe potuto portare a casa la posta intera. Ma troppo latte era stato versato con le scelte iniziali.
RITMI – Si sa che il Napoli privilegia i ritmi alti e ieri sera la squadra di Mazzarri ha provato ad alzarli subito ma ha dovuto fare i conti con qualche problema di tempi e organizzazione di gioco. E se da un lato il Novara per coprirsi meglio ha deciso di schierarsi in maniera quasi speculare con tre marcatori centrali, due laterali e un centrocampo più fitto con tre uomini, il tecnico napoletano ha tenuto fede alle promesse affidandosi a una squadra molto offensiva, con Hamsik retrocesso a centrocampo e Pandev in avanti. Ma davanti a una squadra che chiudeva molto bene gli spazi davanti a Ujkani, Lavezzi e compagni avrebbero avuto bisogno di qualcuno capace di far girare la palla, di dettare i ritmi e di avviare in maniera razionale l’azione. L’assenza tanto di Inler quanto di Gargano, induceva i difensori a scavalcare il centrocampo con lunghi lanci affidando a Lavezzi (molto largo) il compito di aggiungere creatività a una manovra altrimenti prevedibile. E se l’argentino riusciva comunque ad accendere la sua squadra partendo dalla fascia sinistra per accentrarsi e provare la rifinitura a beneficio degli inserimenti dei compagni che provavano a tagliare alle spalle dei difensori piemontesi, non poche difficoltà il Napoli incontrava a sfruttare le corsie esterne anche perché mancavano gli uomini capaci di realizzare con lanci di trenta, quaranta metri i necessari cambi di gioco. Il centrocampo sulla carta molto offensivo, lasciava qualche possibilità al contropiede avversario e consentiva a Radovanovic di giocare la prima palla con una certa serenità. Di qui la decisione di Mazzarri dopo un quarto d’ora di accentrare Pandev per farlo operare quasi da trequartista alle spalle di Cavani e Lavezzi. Da un lato il Napoli non riusciva ad aprire spazi, dall’altro il contropiede del Novara appariva troppo «tenero». Risultato: per i portieri solo lavoro di ordinaria amministrazione nel primo tempo e appena una grossa occasione di Maggio (conclusione di testa) su cross di Lavezzi.
DOCCIA FREDDA – La partita è stata in buona sostanza insulsa, soprattutto nella ripresa. Apprezzabile l’abnegazione del Novara, molto meno apprezzabile la sconclusionatezza del Napoli punita da Radovanovic al 25′ (punizione toccata da Gemiti, tiro potente e palla in rete con De Sanctis non totalmente al di sopra di ogni sospetto). E’ stato a quel punto che Mazzarri ha deciso di correre ai ripari perché la sua squadra dopo l’impresa di Champions non poteva arrendersi di fronte a quattromila fiduciosi tifosi. Il tecnico, però, l’ha presa un po’ alla larga prima inserendo Zuniga e temporaneamente sistemandosi a quattro in difesa, poi facendo spazio a Inler. Con un uomo in mezzo al campo capace di dettare i ritmi e di cambiare il gioco, il Napoli è cresciuto e il Novara (anche perché stanco) è andato in affanno. Il pari di Dzemaili (travolgente azione sulla sinistra di Lavezzi con cross «lisciato» da Hamsik e, invece, perfettamente sfruttato da Dzemaili in posizione centrale) era l’epilogo logico.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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