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Dzemaili, il jolly che ama Napoli

Fino ad ora lo svizzero ha sempre dato ottime risposte al mister azzurro

E stasera niente gossip: i paparazzi possono attendere, perché le luci di Eindhoven s’accendono (solo) su Dzemaili. E non c’è possibilità di aspettare un clic da rotocalco per immortalarlo con la sua Alessia: il calcio torna in prima linea, palla a centro e pedalare, come piace a lui, che s’è impadronito di se stesso e del Napoli e in due anni è riuscito a spingersi ben al di là delle aspettative e dei suoi standard: quattro reti non le aveva mai segnate prima, non le aveva neppure sognate al momento del trasferimento in azzurro, quando Alessia (l’altra metà del suo cielo) non gli allargava i confini della notorietà.

I LOVE YOU – Le frasi del cuore, pronunciate in tempi non sospetti: «Io amo Napoli» . Ne è stato rapito immediatamente, se l’è gustata tutta, l’ha scoperta da Posillipo in giù, se ne è andato in vacanza-culturale in Costiera Amalfitana e poi a Capri, ha ammirato i paesaggi, gli orizzonti; e tra un libro e l’altro divorato a seguire le evoluzioni del commissario Guerrieri – per lui utile pure per imparare subito e bene l’italiano – s’è lasciato sedurre. «Napoli è meravigliosa». Fu scelto, mica per caso, nell’estate del 2011, dopo pedinamenti che manco Carofiglio: fu pagato pure una cifra mica da ridere e però ha dimostrato, d’impatto, di avere un suo valore. A Manchester, contro il City, nella prima europea con la maglia azzurra, entra a partita in corso al posto di Lavezzi e dà un senso alla partita, finendo per diventare immediatamente un «titolarissimo» ed entrando in competizione con Gargano e con Inler.
ONDEGGIA – Buona la prima (stagione), attraversata da protagonista indiscusso, persino quando è in panchina: lui c’è sempre e Mazzarri lo sa e quando ne ha bisogno, con il Lecce ad esempio, prima di andarsi a giocare la qualificazione in Champions in casa del Villarreal, Dzemaili risponde presente, segna e poi torna in panchina. Ma per una serata: perché poi, a Novara, complice la dura legge del turn-over, ritocca a lui che silenziosamente si riprende il bastone del comando e si spinge persino al di là delle proprie responsabilità. Sarebbe 1-0 Novara sino allo scadere, quando invece Dzemaili raschia il fondo del barile e trova una deviazione che rimuove ogni tipo di incrostazione e azzera le polemiche.
TUTTOFARE – Se vi serve un mediano che sappia coprire, Dzemaili c’è; se vi serve un regista che sappia costruire, Dzemaili c’è ancora; e poi, a sorpresa, c’è persino come mezzapunta per consentire, in passato, ad Hamsik di respirare: a centrocampo sa fare di tutto, persino l’esterno, e gli è toccato (anche se episodicamente). Una sorta di pronto soccorso sul quale Mazzarri ha puntato e che a Eindohven finirà per dirigere il traffico caotico nella metà campo. Per un tempo, probabilmente; perché se poi la gara prenderà una certa piega ed il giovane El Kaddouri dovesse andare in difficoltà fisiche, largo ad un altro svizzero con Dzemaili che se ne andrebbe tra le linee, dove ha dimostrato di starci benissimo e di sapersi anche divertire.
LA TRIADE – Tre svizzeri tutti assieme (e anche appassionatamente) Mazzarri non pensava di ritrovarseli: invece, capita che nella stessa estate piombino a Castelvolturno Dzemaili e Inler, amici sin dagli anni dello Zurigo, compagni di fantastiche avventure (due scudetti vinti assieme) e che poi, dodici mesi dopo, li raggiunga anche Behrami, per completare praticamente la struttura portante di una Nazionale nella quale, tra qualche giorno, si comincerà a giocare Juventus-Napoli. Sarà argomento di discussione (amicale) con Lichtstenier, ovviamente, al quale Dzemaili finirà per ribadire i concetti portanti espressi a più riprese in questi suoi quindici mesi partenopei: «Napoli è una città meravigliosa, qui sto bene e spero di poter vincere ancora. E’ stato troppo bello il rientro da Roma, dopo il successo in coppa Italia». Però prima c’è il Psv: è l’ora e mezza di Dzemaili. Ma niente gossip.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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