Il tormento: perché staccarsi da quel fotogramma, il centoventesimo di Svizzera-Argentina, l’ottavo di finale del mondiale, la palla che va sul pallo, poi ti viene addosso, rotola verso la porta e, porca miseria, va fuori d’un dito. «Ma questo è il calcio: sarebbe stato preferibile ch’entrasse quel tiro e che stasera al portiere non accadesse nulla» . L’estasi: perché allontanarsi da questa favola estiva, Barça 0 e Napoli 1, non avrebbe senso; e ci sono mille modi, un bel giorno, per sussurrarlo agli eredi: ragazzi, quando papà sconfisse il Barcellona. « Io ho un pregio: ci provo sempre. Ed è andata bene a me e male a lui. Ho avuto un po’ di fortuna, forse; ma credo di avere anche qualità» . Il tormento e l’estasi è in quest’estate da vivere sul filo del mercato, la valigia sull’uscio ed i pensieri di Blerim Dzemaili che s’aggrovigliano: «Sono un professionista, vado avanti per la mia squadra e vediamo cosa succederà. Ho ancora un anno di contratto con il Napoli, ma fa piacere l’attenzione che mi viene riservata da società importanti. Ma io sto in un grande club» .
ARRIVEDERCI. E segna spesso lui, che l’ha fatto, nei suoi tre anni napoletani, per diciotto volte; e che al Mondiale, amarissimo, pure c’è riuscito; e che stavolta, in amichevole, ma di lusso, ha caricato il destro, ha cercato la porta ed ha trovato le mani insaponate di Bravo: «E’ una vittoria che dà coraggio, che dà fiducia, che a me mette buon umore, ovviamente. Io non mi sento in partenza, ma so bene che quando giochi nel Napoli, dove siamo in tanti, diventa complicato riuscire a trovare lo spazio che chiunque sogna: nella passata stagione non ho avuto grandissime possibilità, però quando vengo chiamato in causa faccio quel che posso. E pure stavolta ce l’ho messa tutta. Il gol è un episodio che gratifica, perché è niente male aver battuto il Barcellona» .
FELICITA’ STROZZATA. Il tormento e l’estasi: tre anni fa, stadio «Camp Nou», finì cinque a zero per gli azulgrana, un disastro raccontato in cifre; e stavolta, è uno a zero, ci ha pensato Dzemaili, un po’ a modo suo ed un po’ con l’aiuto di Bravo, prendendosi quel quarto d’ora o poco più di partita ed utilizzandola per sé, in prospettiva futura. «La sconfitta del 2011 fu terribile, perché anche in amichevole non fa piacere essere battuti e poi in quel modo. Ma quella era una squadra che si sta riformando, alcuni erano appena arrivati; e questo è un Napoli a cui tanto hanno aggiunto calciatori importanti come Higuain. E io faccio parte di questo gruppo e sono contento» . Ma le verità, talvolta, rotolano nei palloni e sui bagnasciuga e il mercato, impietoso, è lì: gente che viene e qualcuno che va, potrebbe o dovrebbe o vorrebbe andare, per potersela giocare altrove, per poter godere di un minutaggio maggiore, per mettersi in mostra e anche in discussione, lasciando da parte i ricordi del passato e il destino che s’è messo di traversa. Ma diamine, era il centoventtesimo minuti di Svizzera-Argentina e c’era in palio il quarto di finale del Mondiale: 1-0 per i sudamericani, magari si finiva ai rigori, perché dopo quell’azione nient’altro sarebbe accaduto. Colpo di testa di Dzemaili, palo, carambola e fuori. «Cosa volete che vi dica? Era scritto da qualche parte, così doveva andare. E stavolta invece la sorte ha voluto che mettessi il timbro sulla vittoria sul Barcellona» . Un megafono per l’estate: Dzemaili, quello del Brasile, di Svizzera-Argentina.
Fonte: Corriere dello Sport
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