NAPOLI – Ricominciare: perché ora che le scorie del passato (la squalifica) sono state eliminate, ripartire è un piacere. Una vita da mediano, una vita da mezzala, una vita da tuttofare: cursore o regista, interditore e persino jolly, lo Dzemaili che si scalda a metà campo – in lungo e in largo – ha molto da dare e qualcosa anche da dire, attraverso Kiss Kiss. Perché stavolta non è come un anno fa, non è più una vita da precario…
CHE FORZA – Chi ben comincia… L’opera prima è un 3-0 sontuoso sul Bologna, bollicine da gustare, sorseggiando però senza avidità ma con gusto questa partenza lanciatissima. «In ritiro ho subito capito che eravamo consapevoli della nostra forza, che sapevamo di dover giocare un calcio diverso, palla a terra, e lo abbiamo fatto subito in scioltezza. E poi dentro s’avverte una voglia incredibile, ognuno sa di doversi sacrificare e lo fa in funzione della squadra. Abbiamo fame, c’è sempre la spinta a cercar di recuperar palloni e a garantire gli equilibri anche da parte dei calciatori più avanzati e più tecnici».
CHE MERITOCRAZIA – Microfono aperto e pensieri in libertà: ripensando a ciò ch’è stato, a ciò che poteva essere, a ciò ch’è mutato in quel Napoli ora molto più suo, e magari togliendosi qualche sassolino dalle scarpette: «Stavolta nessuno si sente lontano dal progetto e chiunque viene ritenuto importante. Benitez ruota molto e ciò è la dimostrazione che i ventidue in organico sono hanno una loro considerazione, a differenza del passato quando eravamo in tredici a cogliere la fiducia dell’allenatore».
CHE ENTUSIASMO – Testa e cuore: perché il futuro resta un’incognita da maneggiare con cura, evitando di farsi del male da soli. «Sarà importante non sopravvalutare la vittoria con il Bologna. Ci aspetta un torneo difficile e poi ci saranno la Champions e la coppa Italia: gli impegni e le insidie non mancheranno. Attenzione alle cosiddette piccoli, da quando sto qui abbiamo perso punti che poi hanno fatto la differenza. Ma siamo più maturi e stavolta non succederà. Non accadrà, ad esempio, di avvertire un certo appagamento dopo tre-quattro successi. Siamo convinti di dover provare ad arrivare il più lontano possibile: è questa la mentalità giusta».
CHE RIVOLUZIONE – Il Napoli da Albiol a Zapata è geneticamente modificato: nell’identità, nella filosofia. E’ un’avventura affascinante, ma da vivere lasciandosi guidare dal señor della panchina. «Ci sono tanti calciatori stranieri e alcuni di questi hanno ancora, comprensibilmente, difficoltà con la lingua. Sono arrivati in uno dei tornei più complicati d’Europa, in cui le partite difficili sono veramente tante. Ragioneremo alla giornata, com’è giusto che sia; e sarà Benitez a darci una mano, perché ha vinto tanto ed è rispettato: quest’anno bisogna solo seguire ciò che ci dice».
CHE BOMBER – C’era una volta Cavani, centoquattro reti e una felicità accertata. E ora che c’è Higuain, praticamente nulla è cambiato: «Stiamo parlando di due calciatori totalmente diversi, ma siamo al cospetto di due fenomeni, attaccanti che hanno dimostrato – entrambi – la propria forza, le proprie qualità. Edy segnava trenta gol a stagione; Higuain forse non arriverà a quella cifra, ma ne farà fare altri quindici ai compagni, e ci servirà molto. Sulla sua disavvenutra a Capri ci siamo fatti un sacco di risate. Lui non ne ha risentito, ha già dimenticato l’episodio».
La Redazione
G.D.
Fonte: Corriere dello Sport
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