E segna sempre lui: una rete alla Fiorentina, seconda di campionato e un’altra all’Aik Solna, girone d’Europa League; una sempre agli svedesi, e stavolta in casa loro, prima d’un lungo letargo, d’una realtà scomposta in mille pezzettini, tra cui dentro una finestrella di mercato di gennaio che ad un certo punto si apre, si spalanca, e sta per dar vita ad uno scambio di prestiti Dzemaili-Nocerino. La vita a volte è un gioco di dadi o di incastri o di casualità: salta l’affare, Dzemaili resta dov’è e – chi l’avrebbe mai detto – esce dal cono d’ombra nel quale s’era ritrovato, diviene titolare con l’Atalanta e a Torino si scatena una, due, tre volte, perché se poi bisogna svoltare meglio farlo con decisione. Casa, dolce casa: lì ci sono i ricordi, la prima Italia, l’affetto verso un club al quale riserva la carineria di non esultare sino a quando il festival del gol non assume contorni inusuali per chiunque, soprattutto per un centrocampista.
Esulta alla tripletta, ma ci sta. ma ci ha preso gusto, Dzemaili, l’appassionato di gialli all’italiana, divoratore delle gesta dell’avvocato Guerrieri, dunque di Carofiglio, un uomo da copertina e non più solo perché «è il fidanzato» di Alessia Tedeschi. Il nuovo Dzemaili è un’esplosione di vitalità, è un goleador che non fa sconti, che pesca il jolly dalla distanza anche con il Genoa e che a Pescara si regala un’altra perla: la sesta. E pensare che doveva andar via.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
