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Duvan Zapata, molto più di un vice Higuain. Fisico, velocità e gol ieri contro il Palermo

Ha aspettato il suo momento anche dopo l’arrivo di Michu: ora potrà trovare più spazio. Fisicamente fortissimo, gioca da grande punta anche al servizio dei compagni

Sono le briciole: ma vanno raccolte. Perché se davanti a te c’è Gonzalo Higuain, non c’è tempo da perdere e non ci sono occasioni da gettare nel tritacarne di questa stagione nata male e continuata peggio. Sono i resti del Napoli, in questo momento: e allora, serve la fisicità (e pure la voracità) di Duvan Zapata, che quando entra nel match sa già che deve afferrarlo al volo e che impiega un quarto d’ora per andare a raccogliere l’appoggio delicato di Hamsik e scaraventarlo nel bel mezzo d’un sogno che in realtà è un incubo confezionato dalla sorte e un po’ anche da una squadra che (ora) non c’è.

E SETTE. Un anno fa, fu un pregiudizio da estirpare a piccole dosi, entrando quando si poteva, avvertendo la diffidenza e però facendo a modo suo, come a Marsiglia, quando gli diedero un pallone sporco, lui lo governò dal limite area e poi lo depose con un nobile giro all’incrocio dei pali. «Che gol!». Non credeva quasi ai suoi occhi, Zapata, ma non smise mai di credere in se stesso: e quando la stagione è andata in archivio, la sua prima annata in Europa e poi al Napoli, standosene alle spalle del pipita, aveva toccato quota sette, un Everest per lui, arrivato nella penombra del mercato con quel carico di diffidenza che non si nega a chi non appartiene alla categoria dei «sono famosi».

LA PRIMA. Stavolta è un debuttante (dal primo minuto), se ne è stato buono ad aspettare il proprio momento, ha anche visto sfilare Michu titolare a Udine, però sa che sta per scoccare l’ora e mezza giusta: è quella di Napoli-Palermo e tocca a Zapata, che non deve far rimpiangere Higuain (come se fosse facile!), che deve trascinarsi il Napoli fuori dalla sua crisi di identità, che deve fare il centravanti – e lo fa bene – e sui corner e sulle punizioni anche il primo stopper – e lo fa bene – per andare ad intercettare palloni che sfuggono alla difesa. Promosso, con sufficienza, perché non è solo il gol ma è anche una interpretazione assai rigorosa del proprio ruolo, è la capacità di offrirsi alla giocata e di farsi trovare, è una prepotenza fisica che si avverte in campo, che varrebbe anche il rosso per Bamba – dal quale viene steso mentre sta per entrare in area – ed insomma è tante cose assieme.

POSITIVO. La nota lieta di un’altra nottata di sofferenza per quel Napoli che ormai non riesce più a capire cosa sia capitato in quel meccanismo quasi perfetto che un anno fa, di questi tempi, stava incantando l’Italia ed aveva stupito anche l’Europa, battendo il Borussia Dortmund in quel san Paolo in cui il Chievo s’è preso tre punti ed il Palermo ha segnato tre gol. Un anno fa, di questi tempi, Zapata non era ancora entrato in campo: l’avrebbe fatto il primo ottobre, contro l’Arsenal. Almeno uno che è in vantaggio rispetto al passato il Napoli ce l’ha.

Fonte: Corriere dello Sport

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