Tema razzismo, dopo quanto accaduto a Kalidou Koulibaly, anche con Alfred Duncan. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il centrocampista del Sassuolo s’è così espresso: “Non l’ho mai detto, ma a me è capitata diverse volte una situazione del genere. Almeno una decina. La prima nelle giovanili dell’Inter. Dai genitori in tribuna. Ho fatto finta di niente ma la cosa che più mi ferì fu pensare al possibile processo di crescita di alcuni ragazzi: se vedo mio padre fare “buu” a un ragazzo di colore, allora da grande lo farò anch’io. Orribile emulazione. Tutto sbagliato”.
Avrà letto del dibattito fra proposta-Ancelotti e Istituzioni. “Sì. Ho fatto tante volte finta di niente e forse lo rifarò, ma dare diecimila euro di multa a una squadra come l’Inter è solletico, due giornate di squalifica ok, ma passano e vanno. La Lega deve dare una sanzione pesante. Pesantissima. Cosicché una dopo l’altra si arriverà al far passare certe idee a certe persone. Una volta feci il raccattapalle a Inter-Barcellona: San Siro pieno, nessuno che offendeva nessuno, tifo solamente pro. Giocare in uno stadio vuoto, pur se con la splendida idea dei bambini, è tremendo”.
Ha pensato di fare come il suo compagno Boateng, fermarsi? “Sì. Ci sono arrivato a un secondo dal farlo. Braccia conserte, stop, mi fermo, basta. E non è detto che prima o poi non lo farò. Colpivano di “buu” me e Adjapong. Era una gara contro la Lazio. Non l’ho fatto per le altre persone che avevano pagato per vederci. Loro meritano. In queste situazioni, però, mi piace poter pensare una cosa: che gli arbitri ci aiutino sempre”.
La storia di Koulibaly a S.Siro cosa le ha lasciato? “Schifezza. Non riesco a capire come nel mondo dello sport possa entrare questo vizio di colpire il colore della pelle. E’ fastidioso. Una volta, dopo alcuni “buuu”, sono entrato nello spogliatoio e c’ho ripensato. Ero disgustato”.
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