Hola, que tal? Ben trovato Camilo, bentornato: ora, se volesse, potrebbe saltellare ancora in campo insieme con la gente. Questa volta sì, è vero, il tormentone più gettonato è finito: «Zuniga convocato per Udine». Parola di Rafa e così sia. «Gracias Dios », Grazie Dio, la festa di Camilo. Dopo duecento giorni – tondi tondi ripercorrendo le tappe dal 1° ottobre, giorno della sua ultima partita – oggi l’esterno colombiano siederà in panchina al Friuli conto l’Udinese: non è ancora pronto per giocare dal primo minuto, lo ha spiegato ancora Benitez, però lo è per tornare a vivere il calcio. E non soltanto l’infermeria.
Il calvario. E allora, la novità. La conferma di un ritorno nell’aria da qualche settimana e poi sempre rimandato per una mera questione di condizione fisica, ancora approssimativa: sì, perché in realtà Zuniga era tecnicamente guarito, recuperato da un po’, ma soltanto i test fisici, eseguiti a inizio settimana dallo staff azzurro, hanno evidenziato risultati tali da corroborare l’idea di Rafa di rilanciare il jolly delle fasce venuto dalla Colombia. Dopo duecento giorni d’assenza, dicevamo: apparizione a Londra in occasione della Champions League, contro l’Arsenal all’Emirates, e poi adios. Dopo quella trasferta internazionale, Camilo detto Cami partì per Roma e si ricoverò al volo in clinica: una pulizia al ginocchio destro, per la precisione, resa necessaria per limitare gli scompensi causati da un altro intervento al menisco eseguito in patria sette, otto anni fa. Effetti ritardati e moltiplicati dal mestiere del tipo: un corridore, un dribblomane virtuoso della maratona, dello scatto e dei cambi di direzione. Logorio puro, alla lunga.
La gioia. Da quei giorni di ottobre del 2013, poi, terapie e ancora terapie; tabelle personalizzate, palestra, domeniche al campo in completa solitudine, con i compagni in giro per gli stadi, e il consueto codazzo di polemiche, veleni e sospetti su tutto lo scibile che, del calcio, è un’appendice costante. «Grazie DIO per questa benedizione di tornare nuovamente a fare quello che più mi piace. Mi mancava tremendamente», il foto-messaggio postato da Zuniga sui social network con il pollice in alto, assieme ai compagni Fernandez e Zapata. Una valanga, poi, i messaggi di congratulazioni: da Edu Vargas al Pocho Lavezzi, passando per amici, parenti, tifosi della Colombia e anche del Napoli.
Destino Udinese. Evviva il lieto fine, insomma, con tanto di aneddoto, di retroscena, che non può passare inosservato: l’Udinese, evidentemente, è una squadra che gli porta bene, considerando che, il 19 settembre 2009 giocò proprio con i friulani, però al San Paolo, la sua prima partita da titolare con la maglia azzurra. E guarda caso è un giorno 19 (ma di aprile) anche oggi che torna a disposizione dell’allenatore: amanti della cabala, prego, si accettano consigli sull’interpretazione numerica.
Che lotteria. In realtà, tutta la stagione di Zuniga è stata finora una lotteria e soltanto adesso si vede la fine, per la gioia del Napoli che ha una pedina in più per lo sprint che porta alla finale di Coppa Italia, e per la Colombia che aspetta con ansia di riaverlo in vista del mondiale. Una tombola, per dirla come farebbe lui: tormentata estate di mercato; le voci che lo davano ormai pronto per la Juve; i saltelli in campo a luglio, nel corso dell’amichevole con il Galatasaray, a sottolineare il “chi non salta è bianconero” eseguito dal pubblico napoletano; il rinnovo super fino al 2018. Lo stop: dopo appena 6 partite, 4 in campionato (Bologna, Chievo, Atalanta e Milan) e 2 in Champions (Borussia e Arsenal). E ora, il ritorno: in tempo per la finale di Coppa Italia e per il Mondiale: «Grazie Dio» .
Fonte: Corriere dello Sport
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