Ospite di “30° Minuto” Daniele Doveri, 44enne arbitro e presidente della Sezione Arbitrale Roma 1, ha commentato diversi temi.
Sul Var:
“Una volta dovevi gestire la frustrazione dei calciatori. Oggi hai un collega che ti dà conferma su alcuni episodi e tu ti senti molto più tranquillo, perché se sbagli vieni chiamato. Ma dà grossa tranquillità anche ai calciatori. Agevola lo svolgimento delle gare. Saper di poter correggere una decisione, a me, fa stare molto tranquillo. Il rapporto coi tecnici? L’approccio è di non essere invadenti quando fanno il proprio lavoro, se un mister dà disposizioni tecniche non vado a dirgli che è fuori dall’area tecnica di un metro. Poi a volte le panchine trasmettono nervosismo e lì dobbiamo prendere provvedimenti”.
Sulla concreta possibilità che l’anno prossimo esordisca un arbitro donna in Serie A, Ferrieri Caputi:
“Ferrieri Caputi sta facendo bene e si toglierà delle soddisfazioni anche in A. Per me l’arbitro dev’esser bravo, indipendentemente dal sesso. Non sono state date spinte per le quote rosa, si sono tolte delle barriere”.
Sul doppio tesseramento arbitro-calciatore:
“Credo che a volte i problemi e le proteste nascano dalla non-conoscenza. Dare a qualche ragazzo la possibilità di conoscere il regolamento e come si vive una partita cambiando la prospettiva, fa sì che quegli stessi ragazzi capiscano la difficoltà del ruolo e che l’arbitro non è un nemico ma uno che vive la loro stessa passione”.
Infine, sul problema dell’arbitrare la squadra della propria città:
“Arbitrare la squadra della propria città? Sarebbe un grosso passo in avanti dal punto di vista culturale. Per esempio, all’estero succede normalmente”.
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