E’ attualmente svincolato, ma Andrea Dossena è pronto a rimettersi in gioco dopo l’avventura in Svizzera. Nell’ultima stagione ha militato nel Chiasso agli ordini di Zambrotta e, ai nostri microfoni, ha iniziato l’intervista proprio parlando dell’ultima avventura calcistica vissuta pochi chilometri oltre il confine: “E’ stata una esperienza piacevolmente bella, ci sono squadre molto competitive. L’annata è andata bene, in B il Chiasso aveva sempre faticato fino alla fine, mentre nell’ultima stagione ci siamo salvati con relativa tranquillità. Ho giocato 20 partite, pensavo di andare avanti ancora con loro, ma il presidente si è voluto un po’ disimpegnare”.
Come stai fisicamente?
“Tutti me lo chiedono, probabilmente perché non mi vedono in Italia da un po’. Sto bene e sono pronto a rimettermi in gioco. In Italia c’è il problema delle liste e si preferisce puntare sui giovani, ma con club esteri sono in contatto e sono pronto a giocare anche in nuovi campionati. Voglio scendere in campo ancora un paio d’anni”.
Dove e con chi hai svolto la preparazione?
“E’ il secondo anno che mi preparo praticamente da solo, ho provato anche ad allenarmi con squadre dilettantistiche ma i ritmi sono un po’ troppo bassi e mi sembrava una perdita ti tempo. So quello che mi serve, faccio tutto col mio preparatore”.
Passiamo alla Serie A, che anche quest’anno sembra avere una sola squadra al comando.
“La Juve ha saputo risollevarsi dalle macerie di calciopoli. Era un esempio da seguire, ma negli anni l’ha fatto solo l’Udinese costruendo il suo stadio”.
Il Napoli, invece, è rimasto ai tuoi tempi.
“A Napoli il presidente De Laurentiis ha fatto bene a vendere i suoi big, da Lavezzi a Higuain, ma quei soldi dovevano servire per investimenti sulle strutture. Quest’anno, ad esempio, io avrei dato via anche Koulibaly. Ma se vuoi essere veramente competitivo devi fare un discorso a lungo termine e cominciare a investire quei soldi non solo sul parco giocatori”.
La piazza dopo la cessione di De Laurentiis appare piuttosto scettica nei confronti della proprietà.
“Il tifoso del Napoli guarda molto come va la squadra. Se la squadra va bene ci sono sempre 60-70mila tifosi al San Paolo. Il rapporto è freddo perché il tifoso napoletano dà il cuore e vuole essere ricambiato. A De Laurentiis va detto solo grazie, ma a Napoli vogliono lo Scudetto e superare questo ulteriore step è molto difficile. Nell’ultima anno di Mazzarri ci andammo vicino, nella stagione 2012-13 eravamo quasi lì. Adesso la forbice s’è allargata. Ripeto: De Laurentiis punti sulle strutture”.
Prima hai parlato di esempio Udinese, che però negli ultimi anni non è andata benissimo.
“E’ vero, ma lì non capisco perché nell’ultimo biennio abbiano deciso di non sostituire Di Natale. Con lui si partiva sempre sull’uno a zero, adesso è diverso. Giochi con un’altra serenità”.
Torniamo alla tua carriera. Nel 2013, dopo sei mesi a Palermo sei tornato a Napoli. E nonostante l’arrivo di Benitez non sei rimasto.
“A gennaio Bigon mi disse di non andare al Palermo, mi disse che se fossi tornato in estate avrebbe già acquistato il sostituto. A me, però, non andava giù che il mister preferiva Zuniga. Poi con l’arrivo di Benitez capii che la mia avventura a Napoli era finita, con lui non c’era un buon rapporto”.
Come mai?
“Preferiva un’altra tipologia di terzino, più bloccato. Infatti Amero non giocava e lo spagnolo regolarmente gli preferiva Britos”.
Chiudiamo col Liverpool, altra tua ex squadra.
“Spero tornino preso tra le prime cinque-sei squadre al mondo, magari col passaggio di proprietà. Klopp è tra i migliori allenatori al mondo: si tratta dell’allenatore giusto nella piazza giusta”.
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