La prestazione di oggi pomeriggio contro il Siena ha purtroppo confermato che quest’anno il Napoli ha alcuni difetti cronici che già nell’analisi tattica pre-partita erano stati anticipati. La rubrica che di consueto trova spazio prima degli impegni di campionato, oggi è riproposta allo scopo di verificare quanto già pronosticato, e di trarre qualche considerazione a caldo sull’ultima prestazione degli Azzurri.
La principale lacuna della squadra di Mazzarri è tutta in un concetto, in una parola:verticalità. Al gioco del Napoli manca ormai in modo grave l’attitudine alle verticalizzazioni, la manovra è troppo spesso lenta e faticosa, sporca e imprecisa, e procede per linee diagonali che tendono fortemente all’orizzontalità. O persino al retropassaggio. Così arrivare in area avversaria è impresa che dura minuti, e soprattutto traduce l’azione offensiva in un banale affondo sulle corsie laterali che termina di frequente in un cross telefonato fra le braccia del portiere. Fin qui EzequielLavezzi è sembrato l’unico in grado di invertire questo copione: quando manca il suo uomo di fantasia, il Napoli è quasi privo di idee. Ma l’imprevedibilità e l’incisività della manovra offensiva non può assolutamente dipendere da un solo giocatore e va trovata attraverso altre soluzioni.
Dato che i problemi non vengono mai da soli, non si può trascurare un’altra situazione allarmante: il centrocampo del Napoli, in fase di arginamento, a volte sembra fatto di burro. Il dubbio più scontato è che occorra compensare una situazione di inferiorità numerica: un terzo centrale potrebbe forse risolvere le difficoltà. Arretrare Hamsik potrebbe giovare: ma sopra si era appena menzionata la necessità di migliorare la prestazione offensiva. Come affrontare allora due problemi le cui soluzioni sembrano escludersi a vicenda? Arretrare Hamsik lascerebbe isolati i due attaccanti. Ma aggiungere una terza punta, adoperando Hamsik come centrocampista centrale e togliendo uno fra Gargano e Inler, lascerebbe il centrocampo sguarnito, e più permeabile di quanto non lo sia già.
Si tratta di un groviglio apparentemente kafkiano: tanto per cominciare, lo stesso modulo con quasi gli stessi uomini, l’anno scorso ma anche quest’anno ha girato a perfezione e ha prodotto gran calcio. Adesso la squadra attraversa un periodo decisamente negativo, gli automatismi non funzionano più, persino la difesa traballa in modo imbarazzante e ciascun elemento della retroguardia, a turno con gli altri, regala la sua personale “papera” domenicale agli avversari. Come si spiega tutto ciò? Si spiega che il calcio è così. Ci sono momenti positivi e altri meno, momenti in cui la carica fisica e psicologica fa venire tutto bene, altri in cui tutto sembra andare storto. Quando niente sembra più girare come prima, dal punto di vista esterno (critica, tifosi) non è il caso di ricorrere a colpevolizzazioni improvvise, ma dal punto di vista interno (tecnico, staff) occorre rimboccarsi le maniche e non limitarsi a pensare e dire: “Va tutto storto”. Il dato di fatto è che i giocatori ultimamente corrono meno, con meno determinazione e meno cattiveria, come è già stato detto nelle precedenti settimane. Mazzarri dovrà trovare il modo di far recuperare convinzione ai suoi, riaccendere la “fame” di vittorie, anche perché di scorpacciate prolungate non se ne vedono da parecchio.
Anche di contromisure pratiche ce ne sarebbero. A pensarci, qualche cambiamento tecnico-tattico potrebbe scuotere anche a livello mentale e atletico e risolvere due problemi in uno. E forse la critica più plausibile che si può rivolgere a Mazzarri è la sua tendenza ad affezionarsi a giocatori e schemi. Lo si nota anche dal fatto che, salvo casi d’emergenza, è spesso restio a fare sostituzioni a partita in corso. Eppure, proprio un esperimento che gli è capitato di tentare in situazioni disperate, ovvero il passaggio alla difesa a quattro, potrebbe rappresentare una possibile chiave, l’eventuale cambiamento da tentare per ritrovare dinamismo e produttività nel calcio proposto dal Napoli. In un periodo in cui, per di più, Maggio non è brillante in fase offensiva, una linea difensiva con Dossena e Maggio esterni e due centrali potrebbe forse rivitalizzare anche Inler, restituire un po’ di stabilità al centrocampo e permettere qualche azzardo in più in attacco. Ad esempio, un 4-3-3 con Gargano-Inler-Hamsik ed avanti Lavezzi-Pandev-Cavanipotrebbe forse portare nuovi equilibri, rendere il Napoli meno prevedibile (il 3-4-1-2 di Mazzarri è ormai “carta conosciuta”) e magari restituire anche nuovi stimoli ai calciatori, offrendo nuove possibilità di rimettersi in gioco ed esprimersi al meglio.
Il Napoli è ormai al limite, quest’anno, per essere tagliato fuori dalla lotta per i primi tre posti, se non è già fuori. È forse questo il momento migliore per osare, ora che in fondo non c’è niente da perdere e solo da (ri)guadagnare. Occorre un po’ di fantasia e un po’ di coraggio, e soprattutto di coraggio Mazzarri ha dimostrato di averne.
Lorenzo Licciardi
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