Depressione: un tunnel dal quale è difficile uscire. L’Inter rientrata da Marsiglia col cuore gonfio, scossa da una sconfitta in Champions arrivata dopo il novantesimo, si prepara così al posticipo di campionato di domenica sera a Napoli. Sconfitta che non porta il marchio della vergogna ma neanche quello della fierezza e cade in un momento non solo di «sfiga» (come dice Ranieri confermata dal doppio ko di Maicon e Ranocchia, infortunatosi ieri mattina) che si sposa con la crisi irreversibile della squadra del triplete. Il presidente Moratti è avvilito e silenzioso, forse arrabbiato, sicuramente in fase di riflessione. Il futuro di Ranieri è sospeso come una bollicina ma le alternative sono poche e non di spicco. Un vicolo cieco: il tecnico nerazzurro, come un alchimista, cerca invano la pietra filosofale. Sposta, cambia, aggiunge, modifica e mescola. Tutto inutile perché, come in una semplice addizione algebrica, cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non muta e probabilmente non muterà. La stagione è ancora lunga ma l’impressione è che ora o tra qualche mese si debba correre ai ripari: mercoledì Moratti non ha salutato la squadra negli spogliatoi, sintomo di un forte malessere che potrebbe essere propedeutico a una svolta. I campioni restano grandi nella memoria e negli almanacchi e nessuno mai toglierà loro prestigio e gloria. La loro impronta nella «walk of fame» resterà per sempre. Bisogna però gettare il cuore oltre l’ostacolo, cambiare, rivedere ruoli e posizioni, impostare un mercato di alto profilo. L’Inter attuale non ha forma, nè personalità, nè leader stile Cavani o Lavezzi, quelli che fanno la differenza e mandano i supporter in un delirio incontenibile.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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