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Dopo l’errore di Firenze, De Sanctis vuole riscattarsi

In settimana dovrà caricarsi in vista della trasferta di Parma

Vado, non vado, vado: mentre sarebbe stato meglio starsene comodamente tra i pali, ed evitare di infilarsi in quel vicolo cieco, tra Britos, Gamberini, Toni ed il vuoto che s’apre dinnanzi a sé e pure alle spalle e infila Morgan De Sanctis in un frullatore. L’altra faccia del Napoli, quella che ora starà facendo smorfie nei propri confronti, e magari starà crivellando il sistema nervoso di perché, è sintetizzato in un muscolo che si contrae, mentre osserva il nulla che sta intorno, coglie il boato del «Franchi» e avverte il sacro furore dell’ira che divampa dentro: ma è fatta e a quel punto bisogna buttare i guanti nella sfida, per riafferrare l’umore per i capelli. 

NON DICA TRENTATRE’ – Il momento chiave d’un pomeriggio che ora resta scolpito nella memoria e che, volendo scherzarci un po’ su, finirà per evitare imbarazzi nella scelta della «paperissima» d’una carriera ricca di lustrini, è il trentatreesimo, e piove dal cielo, in forma insospettabile, perché mentre quel pallone scagliato da Roncaglia nel mischione, è (pardon, pare) assolutamente innocuo. Gli dei fiorentini però son nascosti dietro le nuvolette e, da qualche parte, devono esserci pure i «diavoletti», che trasformano un passaggio normalissimo in un evento eccezionalissimo: De Sanctis perde il controllo dei freni sul terreno bagnato, insegue la traiettoria e ignora il traffico e poi, «pum», va a tamponare Britos, mentre la viola è già rifiorita. 

DICA TRENTASEI – Ci sono incidenti di percorso che restano e lo scivolone ne ha i connotati: perché capita al vice di Buffon, perché è clamoroso nella sua evoluzione, perché è quindi catalogabile tra le «papere», da custodire con un sorrisetto tra i pochi sgambetti che De Sanctis s’è «regalato», nel pieno d’una carriera sviluppatasi tra il Pescara, la Juventus e l’Udinese, tra il Siviglia e il Galatasaray, tra il Napoli del suo primo quadriennio e quello del prossimo biennio, guadagnato sul campo da un fresco rinnovo, concessione di una meritocrazia che al trentaseienne (a marzo) ha concesso pure e ancora la maglia della Nazionale italiana. 
I RECORD – La solitudine dei numeri uno è in momenti come questi, in cui il passato scivola in un angolo e ciò che resta è la delusione, che però è un attimo: centotrentaquattro partite aiutano ad assorbire come una spugna quel fatidico trentatreesimo del primo tempo di Fiorentina-Napoli, un fulmine che squarcia il pomeriggio e che però va a sistemarsi nel cestino in cui giacciono le palle di carta. Il De Sanctis napoletano è un record d’imbattibilità interno strappato a Castellini dopo una trentina d’anni, un’enormità di soddisfazioni raccolte e i traguardi dell’Europa League, della Champions, la coppa Italia inseguita tenacemente per coccolarsela e ripromettersi, quel giorno, l’eternità in azzurro. «Voglio giocare fino a quarant’anni e voglio chiudere qui la mia carriera». E quando sarà il momento di far scorrere i titoli di coda, rivedere quel fotogramma sarà un’occasione per riderci su. Vado, non vado: vada retro, Satana. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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